|
Tirteo
(gr. Turtâios, lat. Tyrtaeus)
Notizie biografiche
Secondo una leggenda di chiara matrice ateniese (la prima attestazione è nell’oratore Licurgo [metà del IV a.C.]), Tirteo sarebbe stato un maestro di scuola zoppo, inviato da Atene a Sparta nel corso di una delle periodiche guerre contro i Messeni; nella città peloponnesiaca, calato nel ruolo assai sorprendente di stratega (o, secondo altre versioni, nel ruolo più consono di poeta ‘parenetico’, capace cioè di ‘ispirare’ e spronare i combattenti), egli avrebbe risollevato le sorti della guerra. La storiella è vistosamente tendenziosa, e sull’origine spartana di Tirteo – come sulla sua collocazione cronologica a cavallo della metà del VII secolo a.C. – gli studiosi non nutrono alcun dubbio (benché altre fonti antiche facciano di lui un cittadino originario di Mileto): ne fanno fede, peraltro, i non rari elementi dialettali dorici riscontrabili nelle sue poesie. Della sua biografia null’altro si può dire, se non forse che la sua probabile collocazione nel quadro dei simposi aristocratici spartani può far pensare – ma non obbligatoriamente – a un’origine nobile.
L’opera
Gli antichi attribuivano a Tirteo – di cui sopravvivono ca. 25 frammenti, alcuni però di una certa lunghezza, per un totale di ca. 250 versi – elegie parenetiche, cioè di esortazione alla lotta e all’ardore guerresco (le cosiddette hupothêkai, «ammonimenti»), un componimento dal titolo Eunomia («Buon governo»), dedicato alla costituzione spartana dettata dal leggendario Licurgo, canti di marcia da affidare ai soldati durante le campagne militari (i cosiddetti embatéria). I carmi superstiti appaiono (accanto a quelli di Callino) il primo esempio di poesia parenetica che, in linguaggio prettamente omerico, invita i giovani spartani all’espressione della loro virtù (areté) nell’àmbito dell’attività bellica, e in particolare nel quadro di una guerra che appare già dominata dal modello della falange oplitica, dove risultano essenziali la capacità di resistere e di combattere uniti, in uno spirito di corpo che supera l’ideologia omerica dell’eccellenza individuale e dell’eroismo che si rivela in duelli rigorosamente singolari. Tirteo risulta così l’ideologo del comunitarismo spartano, al quale rimandano tutti i valori cantati nelle sue elegie, che godettero di enorme fortuna nei simposi dei secoli successivi.
[Federico Condello]
|