Iperìde
(gr. Hupereídes; lat. Hyperides)

Vita
Nato ad Atene attorno al 390 a.C. e morto nel 322, era considerato dagli antichi secondo solo a Demostene, tra i Dieci Oratori. Frequentò la scuola di Isocrate e iniziò la sua carriera come logographos, scrivendo discorsi per altri. Grazie ai proventi di tale professione conduceva una vita molto agiata. Sostenitore, insieme a Demostene, del partito avverso alla Macedonia, prese tuttavia posizione, in seguito (324 a.C.), contro lo stesso Demostene, accusandolo pubblicamente di essersi appropriato dei soldi depositati da Àrpalo e dunque di connivenza con i nemici. Durante l’esilio di Demostene capeggiò il partito antimacedone e dopo la morte di Alessandro Magno divenne uno dei principali responsabili della Guerra Lamìaca. In seguito alla vittoria di Antìpatro fuggì, ma venne raggiunto, torturato e ucciso.

Opere
Gli vengono attribuite 77 orazioni, in prevalenza giudiziarie, 50 delle quali erano ritenute dagli antichi autentiche. Prima del 1892, anno in cui si collocano importanti ritrovamenti di papiri, di Iperide la tradizione manoscritta non ci aveva conservato che pochissimi frammenti. Le scoperte papiracee hanno restituito quasi per intero cinque orazioni giudiziarie: Per Licòfrone, Contro Filìppide, Contro Demostene, Per Euxenippo (incentrato sul sonno sacro in un santuario), Contro Atenògene e una di tipo epidittico (Epitaffio), con cui si commemoravano i caduti della Guerra Lamiaca. L’orazione più celebrata rimase quella in difesa della cortigiana Frine, in cui l’oratore per impressionare l’uditorio denudò il seno della donna.

Stile
Lo stile di Iperide, meno austero rispetto a quello dei predecessori, si avvale di termini tratti dalla lingua quotidiana o dalla commedia, allo scopo di vivificare il discorso. Secondo il trattato anonimo Del Sublime si caratterizza per la varietà. Iperide per giunta avrebbe unito ai pregi propri di Demostene la peculiare grazia di Lisia. Dionigi di Alicarnasso riteneva invece che Iperide, paragonabile a Lisia per lo stile, lo superasse anzi per il modo di disporre i ragionamenti e per l’inventiva. Iperide presenta senza dubbio una rigidità minore nell’elaborare le sezioni del discorso giudiziario; era inoltre abilissimo nell’ethopoeia, e sapeva fare un uso intelligente dell’ironia, astenendosi tuttavia – a differenza dei colleghi – dall’invettiva personale.

[Elena Esposito]