Corruttèla

Termine con cui si indica quella categoria di errori involontari commessi da un amanuense nel trascrivere un testo; essi si differenziano dalle cosiddette interpolazioni, cioè errori derivati in genere dalla precisa volontà del copista di migliorare o chiarire un testo. Le cause delle corruttele possono essere svariate e imputarsi a: 1) particolari caratteristiche di scritture antiche o medioevali (accentazione della parole non sistematicamente apposta fino al medioevo; scriptio continua, cioè mancanza di divisione delle parole; sistema approssimativo di punteggiatura; somiglianza fra alcune lettere all’interno di una scrittura, e conseguente scambio fra le medesime; scioglimento erroneo delle abbreviazioni; fraintendimento dei numerali, indicati, notoriamente, con lettere; confusione fra due parole di simile forma o ortografia, etc.); 2) variazioni, nel corso del tempo, nell’ortografia e nella pronuncia; 3) omissioni (di qualche lettera, o di un gruppo di lettere: se esse sono state scritte una sola volta, quando dovevano invece essere ripetute l’errore prende il nome di aplografia; di parole; di intere righe di testo); 4) aggiunte (ripetizione di alcune lettere o sillabe, errore detto di dittografia; inserimento di una spiegazione interlineare o marginale o addirittura di un passo parallelo scritto a margine: la cosiddetta intrusive Glosse, «glossa intrusiva»); 5) trasposizioni (di lettere; di parole; di versi, copiati in ordine sbagliato); 6) contesto (la flessione di una parola può essere assimilata a quella contigua; una frase influenzata da quella appena copiata); 7) influsso del pensiero cristiano: i lettori medioevali erano quasi tutti cristiani e nel copiare i testi spesso tradiscono la loro formazione (ad es. Karchedóna «Cartagine» di Aristofane, Cavalieri 1303 in alcuni manoscritti diventa Kalchedóna «Calcedonia», città nota ai Greci ortodossi del Medioevo per il Concilio che ivi si tenne nel 451).

[Elena Esposito]