Nonostante
le semplificazioni che lo caratterizzano,
si ritiene che il modello possa essere
adeguatamente utilizzato anche nei
casi in cui il testo preveda limiti
e condizioni,
per avvantaggiarsi con una specie
di binario logico di riferimento in
cui far rientrare i dati non liberi.
La possibilità di riferirsi
a un modello-base
offre continui suggerimenti e rimandi
sul percorso da compiere e fornisce
un’utile guida anche –
e forse a maggior ragione –
nei casi in cui il candidato non sia
completamente libero di scegliere
i dati e debba invece in parte discostarsi
dalle ipotesi in esso previste o dalle
sequenze che lo caratterizzano.
Le percentuali
e le misure
consigliate nel modello devono naturalmente
intendersi quali valori orientativi
e non vincolanti.
Per semplicità, i dati patrimoniali
utilizzati come denominatore nel calcolo
degli indici economici (ad es. CP1
per il ROE, TI per il ROI ecc.) fanno
riferimento alle consistenze
misurate al termine dell’esercizio,
pur se al numeratore compare un “dato
di flusso” relativo all’intero
periodo trascorso (ad es. Rn per il
ROE, Ro per il ROI ecc.), come se
tali consistenze rappresentassero
adeguatamente il valore medio ponderato
dello stock.
La stessa semplificazione verrà
utilizzata anche per il calcolo degli
interessi attivi e passivi del Conto
economico, che saranno ottenuti applicando
un certo tasso percentuale alle consistenze
finali del c/c attivo e/o passivo,
dei prestiti obbligazionari, dei mutui
passivi, ecc., che si suppongono in
tal modo rappresentative degli importi
medi fruttiferi.
Si ragiona nel quadro di una piccola
impresa industriale costituita sotto
forma di s.p.a., in condizioni di
discreta redditività e di equilibrio
patrimoniale-finanziario.
Premettiamo
una legenda
dei simboli
utilizzati nella trattazione per abbreviare
espressioni e formule.
Tabelle
dei simboli
Analisi
patrimoniale/finanziaria
Analisi
economica
Anno
n1
STATO PATRIMONIALE
Per
definire esattamente le condizioni
di equilibrio patrimoniale/finanziario
desiderate, iniziamo
utilizzando dati riclassificati dal
punto di vista finanziario,
salvo poi riportarli in un secondo
momento nello schema
civilistico
sulla base della classificazione funzionale.
Cominciamo fissando i dati dall’area
consolidata
(valori attivi e passivi di medio-lungo
periodo), passiamo poi all’area
corrente
(valori attivi e passivi di breve
periodo).
S.P.
in 10 step 1
Capitale sociale e Riserve
2
Capitale proprio economico
3
Utile dell’esercizio
4
Patrimonio netto 5
Capitale proprio patrimoniale/finanziario
(Pn)
6
Immobilizzazioni (In)
7
Passività consolidate (Pc)
8
Totali Attivo circolante, Impieghi
(e Fonti), Passività correnti
9
Disponibilità finanziarie,
Disponibilità liquide e
Rimanenze (Ac)
10
Importi analitici delle Passività
correnti (Pc) |
Calcolo
del CCNFUN
Dallo
Stato patrimoniale civilistico ricaviamo
il Capitale
circolante netto funzionale.
È
bene non confondere il CCNFIN
con il CCNFUN.
Si tratta infatti di due grandezze
che, pur presentando elementi comuni,
sono basate su presupposti diversi,
e offrono dunque risultati generalmente
differenti.
Il CCNFIN si ottiene dallo SP rielaborato,
viene utilizzato per calcolare gli
indici patrimoniali-finanziari ed
è influenzato dalle ipotesi
sulla liquidità e esigibilità
dei componenti attivi e passivi del
patrimonio (ad es. considera tra i
debiti a breve i futuri rimborsi delle
rate dei prestiti obbligazionari e
dei mutui e i futuri dividendi). I
pagamenti già programmati e
avvenuti nell’anno in relazione
a rate di debiti e dividendi non comportano
modifiche del CCNFIN, poiché
provocano una semplice compensazione
tra liquidità e debiti a breve.
Il CCNFUN si ottiene dallo SP civilistico,
viene generalmente utilizzato per
calcolare i flussi finanziari ed è
influenzato dai movimenti di uscita
effettivamente
avvenuti nell’anno di calcolo
(es. rimborsi delle rate e dei dividendi
effettivamente pagati nell’anno),
ciò che giustifica, anche letteralmente,
il termine di Rendiconto
attribuito al documento che comprende
le sue variazioni. I pagamenti che
avverranno nell’anno futuro
influenzeranno il CCNFUN dell’anno
corrispondente, ma non comportano
effetti sulla grandezza attuale.
Come risulta evidente, il flusso di
CCNFIN calcolato sul bilancio riclassificato
è frutto di previsioni, mentre
il flusso di CCNFUN calcolato sul
bilancio civilistico è fondato
su movimenti reali.
Considerato che, per esigenze di simmetricità,
l’avanzo (disavanzo) che si
crea nella zona consolidata del capitale
(margine
di struttura allargato funzionale)
deve trovare corrispondenza in una
uguale eccedenza dello stesso segno
nella zona a breve (capitale
circolante netto funzionale),
il CCNFUN si può ottenere in
due modi:
- sommando algebricamente In e Capitale
permanente, utilizzando quali mezzi
propri
Pn in luogo di CP2 e, come Passività
consolidate,
oltre ai Debiti per Tfr, il totale
dei Prestiti
obbligazionari
e dei Mutui
passivi
(al lordo delle rate in scadenza);
- sommando algebricamente Ac e Pb
funzionali, laddove le Passività
correnti
non accoglieranno né i dividendi
programmati né le rate in scadenza
dei Prestiti
obbligazionari
e dei Mutui
passivi,
ma soltanto i debiti “per loro
natura” a breve termine.
Area
medio-lungo:
Pn,
In, Pc
Iniziamo
dal Patrimonio
netto
Indichiamo
in
blu
i
valori di Bilancio |
1
Fissiamo in primo luogo l’importo
del Capitale
sociale.
A I
Capitale sociale euro 400.000
Fissiamo poi l’importo delle
Riserve
(pari ad esempio alla metà
del Capitale sociale e cioè
a € 400.000 : 2 = € 200.000)
e proponiamo una suddivisione tra
le voci di Riserva più importanti.
A IV
Riserva legale euro 20.000
A V Riserve statutarie euro 40.000
A VII Altre riserve
- Riserva straordinaria euro 140.000
2
Sommando i valori precedentemente
determinati otteniamo il Capitale
proprio valido ai fini dell’analisi
economica (CP1 = Capitale
proprio economico)
che ammonta a € 400.000 + €
200.000 = € 600.000.
3
Ipotizziamo un discreto Indice
di redditività del capitale
proprio
(ROE = Rn/CP1%), pari ad esempio al
10%. Attraverso il ROE otteniamo l’Utile
dell’esercizio
(Rn), calcolando il 10% del Capitale
proprio economico: 10% di € 600.000
= € 60.000.
A IX
Utile dell’esercizio euro 60.000
ROE
= 10% Rendimento netto
dell’intera gestione dell’impresa |
4
Sommando CP1 e Utile otteniamo il
Patrimonio
netto
(Pn) che ammonta a € 600.000
+ € 60.000 = € 660.000.
Totale
A del Passivo Patrimonio netto euro
660.000
5
Facciamo un’ipotesi sulla futura
destinazione dell’Utile dell’esercizio:
metà a dividendo (€ 30.000)
e metà ad autofinanziamento
(€ 30.000). Sommando al Capitale
proprio economico l’autofinanziamento
programmato sull’utile corrente
si ottiene il Capitale proprio valido
ai fini dell’analisi patrimoniale-finanziaria
(CP2 = Capitale
proprio patrimoniale/finanziario),
che ammonta a € 600.000 + €
30.000 = € 630.000.
Passiamo poi alle Immobilizzazioni
e alle Passività
consolidate.
6
Definiamo il valore delle Immobilizzazioni.
Ipotizziamo che l’azienda presenti
una struttura secca negativa, per
cui l’Indice
di autocopertura delle immobilizzazioni
(CP2/In) risulta inferiore a 1.
Supponiamo, ad esempio, che il CP2
copra solamente l’80% dell’Attivo
immobilizzato
(In) che ammonta così a €
630.000/0,80 = € 787.500, costituito,
per ipotesi, per il 20% da Immobilizzazioni
immateriali
(€ 157.500) e per l’80%
da Immobilizzazioni
materiali
(€ 630.000).
B Immobilizzazioni
€ 787.500
B I Immateriali € 157.500
B II Materiali € 630.000
Il
Margine
di struttura secco (MSS
= CP2 – In) è
negativo e ammonta a –
€ 157.500 |
7
Definiamo il valore delle Passività
consolidate.
Ipotizziamo che l’azienda presenti
una struttura allargata positiva,
per cui l’Indice
di copertura con capitale permanente
(globale) [(CP2+Pc)/In] risulta superiore
a 1.
Supponiamo, ad esempio, che il Capitale
permanente sia il 120% delle Immobilizzazioni
e cioè pari a € 945.000.
Le Passività consolidate ammontano
dunque a € 315.000 (dati da €
945.000 meno l’importo del CP2
di € 630.000), che possiamo suddividere
abbastanza liberamente tenendo 1/3
circa per i Debiti
per TFR
(€ 115.000) e il resto (€
200.000) per i Prestiti
obbligazionari
(€ 100.000) e i Mutui
passivi
(bancari) (€ 100.000).
Passività
consolidate € 315.000
C Debiti per TFR € 115.000
- quota D1 esigibili oltre l’anno
Prestiti
obbligazionari € 100.000
- quota D4 esigibili oltre l’anno
Mutui
passivi € 100.000
Lo Stato patrimoniale civilistico
non distingue i debiti per scadenza,
per cui la collocazione in Bilancio
dei prestiti obbligazionari e dei
mutui deve tener conto anche delle
quote a breve termine (vedi più
avanti al punto 10)
Il
Margine
di struttura allargato
(MSA = CP2 + Pc – In) è
positivo e ammonta a €
157.500 |
Area
breve:
Ac,
Pb
Passiamo
infine all’area
del breve
e ai Totali. Iniziamo dai dati complessivi
dell’Attivo
circolante,
degli Impieghi e delle Fonti e delle
Passività
correnti.
8
Definiamo in primo luogo il valore
dell’Attivo
circolante
complessivo e il Totale
Impieghi
(e Fonti). Fissiamo un certo Indice
di rigidità degli impieghi
(In/TI%) pari, ad esempio, al 60%.
Ciò significa che le Immobilizzazioni
rappresentano il 60% del Totale impieghi,
laddove l’Attivo
circolante
ne rappresenta il 40%, percentuale
che definisce l’Indice
di elasticità degli impieghi
(Ac/TI%).
Il Totale
Impieghi
(TI) e l’importo, uguale, del
Totale
Fonti
(TF) si trovano eseguendo dunque In/0,60,
e cioè € 787.500/0,60
= € 1.312.500, e l’Attivo
circolante
(Ac) si ottiene per differenza con
le Immobilizzazioni
(€ 1.312.500 – € 787.500
= € 525.000) o facendo il 40%
di TI.
Totale
Impieghi (= Totale Fonti) € 1.312.500
C Attivo circolante € 525.000
Definiamo poi il valore delle Passività
correnti.
Avendo a disposizione il Totale Fonti
e gli importi analitici delle fonti
a eccezione di quelle a breve, è
possibile ottenere, per differenza,
l’importo delle Passività
correnti
(Pb). Eseguendo TF – CP2 –
Pc, e cioè € 1.312.500
– € 630.000 – €
315.000, si ottiene infatti Pb = €
367.500.
Lo
Stato patrimoniale civilistico non
distingue i debiti per scadenza, per
cui le passività a breve non
trovano autonoma collocazione nel
prospetto, che elenca i debiti sulla
base della loro provenienza
Il Leverage
(Indice
di indebitamento)
(TI/CP1) assume un valore pari a 2,19
(dato da € 1.312.500/€ 600.000).
L’Indice
di indipendenza finanziaria
(CP2/TI%) assume un valore pari al
48% (dato da € 630.000/€
1.312.500 X 100).
Il Grado
di capitalizzazione
(CP2/CT2) assume un valore pari a
0,92 (dato da € 630.000/€
682.500).
Per
CT2 si intende il Capitale di terzi
valido ai fini dell’analisi
patrimoniale-finanziaria, che comprende
dunque anche i dividendi. CT2 nel
nostro caso assume un valore pari
a € 682.500 e può essere
calcolato in due modi:
- Pc + Pb e cioè € 315.000
+ € 367.500
- TI – CP2 e cioè €
1.312.500 – € 630.000
Definiamo infine i dati analitici
dell’Attivo
circolante
e delle Passività
correnti.
9
Definiamo il valore delle Disponibilità
finanziarie,
delle Disponibilità
liquide
e delle Rimanenze.
Facciamo l’ipotesi che l’azienda
presenti una tesoreria negativa, per
cui l’Indice
di liquidità
[(Li+Ld)/Pb] risulta inferiore a 1.
Supponiamo, ad es., che la parte finanziaria
dell’Attivo circolante sia solamente
l’80% delle Passività
correnti. La somma delle Liquidità
immediate
(Li) e delle Liquidità
differite
(Ld) è dunque pari a €
294.000 (80% di € 367.500) che
supponiamo sia costituita solamente
per il 10% da Li (10% di € 294.000
= € 29.400) e per il resto da
Ld (€ 264.600).
C IV
Liquidità immediate €
29.400
1) Banca € 28.000
3) Cassa € 1.400
C II Liquidità differite €
264.600
1) Crediti v/clienti
Il
Margine
di tesoreria (MTE = Li
+ Ld – Pb) è
negativo e ammonta a –
€ 73.500 |
Al
punto 7 abbiamo fissato un Margine
di struttura allargato positivo,
pari a € 157.500, cui corrisponde,
nei dati a breve, un Capitale
circolante netto
positivo di uguale importo.
L’Indice
di disponibilità
(Ac/Pb) risulterà maggiore
di 1 e pari a 1,43 (dato da €
525.000/€ 367.500). A queste
condizioni, il valore delle Scorte
(Rm) copre il disavanzo secco di tesoreria
e assicura l’avanzo di breve
ipotizzato. Allora: Rm = valore negativo
di MTE + CCN e cioè €
73.500 + € 157.500 = € 231.000.
C I
Rimanenze € 231.000
1) Materie prime € 100.000
4) Prodotti finiti € 131.000
Il
Capitale
circolante netto (CCN =
Ac – Pb) è
positivo e ammonta a €
157.500 |
10
Anche l’importo sintetico delle
Passività
correnti
(€ 367.500) deve essere disaggregato
negli importi analitici dei debiti
di breve periodo.
Occorre tener conto dei dati assunti
in precedenza (in particolare dell’importo
dei Dividendi
di € 30.000 già definito
al punto 5).
- Dividendi
€ 30.000
Il
dato, analogamente al valore dell’autofinanziamento
programmato, non viene esposto nello
Stato
patrimoniale, che indica unicamente
il risultato economico totale in A
IX
- quota D1 esigibili entro l’anno
Prestiti obbligazionari € 10.000
-
quota D4 esigibili entro l’anno
Mutui passivi € 20.000
-
quota D4 C/c passivi
€ 80.000
- D7 Debiti v/fornitori € 189.500
- D12 Debiti tributari € 20.000
- D13 Debiti verso Istituti previdenziali
€ 18.000
Riepiloghiamo alcune informazioni
in tema di debiti, utili ai fini della
redazione del Bilancio civilistico:
D1 di Bilancio (Prestiti
obbligazionari)
ammonta a € 100.000 + €
10.000 = € 110.000
D4 di Bilancio (Debiti
verso banche)
ammonta a € 100.000 + €
20.000 = € 120.000 (Mutui passivi)
+ € 80.000 (C/c passivi) = 200.000.
D1 Prestiti
obbligazionari € 110.000 di cui
esigibili oltre l’anno €
100.000
D4 Debiti verso banche € 200.000
di cui esigibili oltre l’anno
€ 100.000
Riportiamo i dati nel prospetto di
Stato
patrimoniale
del Bilancio
d’esercizio civilistico.
Stato
patrimoniale (art. 2424 CC)
Il
Capitale
circolante netto (funzionale)
dell’esercizio n1
si ottiene dalla somma algebrica
Pn + Pc – In (NB
utilizziamo i dati funzionali
del Bilancio civilistico) e
ammonta a € 660.000 + €
345.000 – € 787.500
= € 217.500 |
La differenza
di euro 60.000 tra il CCNFUN (€
217.500) e il CCNFIN precedentemente
ottenuto su dati rielaborati (€
157.500) è dovuta ai dividendi
programmati (€ 30.000) e alle
rate di rimborso dei Prestiti obbligazionari
e dei Mutui passivi (€ 30.000
complessivi), che impoveriscono il
secondo, laddove il primo non è
invece interessato da corrispondenti
movimenti, che non sono stati inseriti
nell’esempio.
Anno
n1
CONTO ECONOMICO
In assenza di valori appartenenti
alla gestione accessoria, utilizziamo
direttamente lo schema civilistico.
Procediamo dal basso verso l’alto,
iniziando dalla riga di risultato,
l’ultima, che riguarda l’Utile
dell’esercizio già indicato
nello Stato patrimoniale.
C.E.
in 10 step
1
Risultato economico (23)
2
Imposte sul reddito e Risultato
lordo (22)
3
Area straordinaria e Area delle
rettifiche di valore di attività
finanziarie (E,
D)
4
Area finanziaria: Proventi e oneri
finanziari (C)
5
Differenza A – B (A
– B)
6
Valore della produzione: Vendite
e Variazione delle rimanenze di
prodotti finiti (A)
7
Costi della produzione: Totale
B e Disaggregazione in quattro
componenti
8
Consumi materie prime: Acquisti
e Variazione delle rimanenze di
materie prime
9
Costi del personale
10
Ammortamenti e Costi per servizi
(saldo
di B) (B) |
Considerata
la generale
interdipendenza
tra le rappresentazioni patrimoniali
e le cause reddituali, quando
nei dati a scelta si connettono a
sistema i valori del Conto economico
con i valori dello Stato patrimoniale
occorre fare molta attenzione a evitare
incongruenze.
Questo soprattutto nei casi in cui
alcuni dati, per semplicità,
vengono definiti attraverso l’applicazione
pura e semplice di percentuali riflettenti
certe ipotesi nella composizione di
gruppi riassuntivi di valori. Qui
risulterà indispensabile verificare
la reciproca compatibilità
dei dati inseriti nei due prospetti.
Chiamiamo “vincoli
di sistema”
(VS)
le correlazioni che devono essere
rispettate, a volte con precisione,
altre volte con una maggior elasticità,
tra dati dello Stato patrimoniale
e dati del Conto economico.
Alcuni legami sono più forti
e evidenti, altri magari più
deboli e più difficili da percepire,
ma altrettanto importanti. Ad es.,
mentre il valore indicato quale Utile
dell’esercizio
al rigo 23) del Conto economico deve
essere obbligatoriamente
uguale al valore indicato al rigo
A IX del Passivo dello Stato patrimoniale,
è plausibile, e quindi soltanto
opportuno,
che, salvo particolari circostanze,
il valore indicato quale Trattamento
di fine rapporto
al rigo B) 9) c) del Conto economico
non sia di importo superiore a quello
segnato nei Debiti per Tfr in C del
Passivo dello Stato patrimoniale.
1
Riprendiamo il dato di Risultato
economico
già ottenuto durante la redazione
del conto patrimoniale.
Rigo
23
Utile dell’esercizio euro 60.000
2
Ipotizziamo un Indice
di carico fiscale
(Imposte sul reddito/Rl%) pari ad
esempio al 50% del risultato prima
delle imposte. In questo modo le Imposte
sul reddito
sono pari al Reddito netto (€
60.000) e il Risultato
lordo
ammonta a € 120.000. Attraverso
un calcolo percentuale le Imposte
si ottengono con € 60.000/50
X 50 = € 60.000 e il Reddito
lordo con € 60.000/50 X 100 =
€ 120.000 (o con € 60.000
+ € 60.000).
Utilizziamo
per semplicità una percentuale
media complessiva di tassazione.
Per il calcolo “esatto”
delle imposte indicate al rigo 22
si dovrebbe procedere separatamente
per l’Ires e per l’Irap,
applicando le relative aliquote d’imposta
alle due corrispondenti basi imponibili,
ciascuna definita con specifici criteri
fiscali.
Rigo
22
Imposte sul reddito dell’esercizio
€ 60.000
Risultato prima delle imposte €
120.000
3
Risaliamo all’Area
straordinaria
(E - Proventi e oneri straordinari)
e all’Area
(finanziaria)
delle Rettifiche
di valore
(D - Rettifiche di valore di attività
finanziarie) lasciando a zero gli
importi.
Area
E = 0
Area D = 0
4
Passiamo all’Area
finanziaria
(C - Proventi e oneri finanziari)
e facciamo alcune ipotesi sugli interessi
attivi e passivi.
In merito ai Proventi
finanziari
supponiamo che gli interessi attivi
lordi riguardino i C/c attivi e ammontino
al 3% del valore di fine anno, che
si suppone corrisponda approssimativamente
alla consistenza media del conto (3%
di € 28.000 = € 840).
Per quanto riguarda gli Oneri
finanziari
calcoliamo gli interessi passivi applicando,
sempre sulle consistenze finali, un
tasso pari al 6% sui prestiti obbligazionari
(6% di € 110.000 = € 6.600)
e sui mutui passivi (6% di €
120.000 = € 7.200) e un tasso
del 9% sui C/c passivi (9% di €
80.000 = € 7.200). Gli Oneri
finanziari complessivi ammontano dunque
a € 6.600 + € 7.200 + €
7.200 = € 21.000 e l’Area
C salda con un risultato negativo
pari a euro 840 – € 21.000
= – € 20.160.
Area
C
Proventi finanziari C 16 d) €
840
Oneri finanziari C17) € 21.000
Totale C = – € 20.160
L’Indice
di onerosità del capitale di
credito
(ROD = Of/CT1%) assume un valore pari
a 3,22% (dato da € 21.000/€
652.500).
Per
CT1 si intende il Capitale di terzi
valido ai fini dell’analisi
economica, che non comprende dunque
i dividendi.
CT1 nel nostro caso assume un valore
pari a € 652.500 e può
essere calcolato in due modi:
- CT2 – Dividendi e cioè
€ 682.500 – € 30.000
- TI – Pn e cioè €
1.312.500 – € 660.000
5
Risaliamo alla Differenza
A – B
aggiungendo al Risultato lordo (€
120.000) il saldo negativo di C (€
20.160). Il valore così determinato
€ 140.160, in assenza di componenti
accessorie non caratteristiche, corrisponde
al Reddito
operativo.
È utile calcolare l’Indice
di redditività del capitale
investito
(ROI = Ro/TI%) rapportando il Reddito
operativo così determinato
al Totale Impieghi: 140.160/1.312.500
X 100 = 10,68%.
A –
B (Reddito operativo) = € 140.160
ROI
= 10,68% Rendimento lordo
della sola gestione caratteristica
dell’impresa |
L’Indice
di incidenza della gestione non caratteristica
(Rn/Ro) assume un valore pari a 0,43
(dato da € 60.000/€ 140.160).
6
Definiamo i dati dell’Area
della produzione
cominciando dalla zona “positiva”
(A
- Valore della produzione).
Iniziamo dalle Vendite
di prodotti finiti,
che possono essere determinate fissando
un certo Indice
di redditività delle vendite
(ROS = Ro/Ve%), inferiore al ROI,
pari ad esempio all’8%. Le vendite
ammontano così a € 140.160/0,08
= € 1.752.000.
Area
A
A1 Vendite euro 1.752.000
ROS
= 8% Rendimento lordo
delle vendite: quota di Reddito
operativo che residua su 100 €
di ricavi di vendita |
Definiamo poi la Variazione
delle scorte di prodotti finiti.
Dopo aver controllato la consistenza
finale, che è pari a €
131.000, ipotizziamo ad esempio un
aumento
di € 16.000, che com’è
noto viene indicato con segno
più
in A2.
A2 Variazioni
delle rimanenze di prodotti finiti
€ 16.000
Totale A = € 1.768.000
L’Indice
di rotazione degli impieghi
(Ve/TI) assume un valore pari a 1,33
(dato da € 1.752.000/ 1.312.500).
7
Concludiamo i dati dell’Area
della produzione
passando alla zona “negativa”
(B
- Costi della produzione),
determinandone in primo luogo il totale
complessivo, semplicemente sottraendo
dal Totale A (€ 1.768.000) la
differenza positiva A – B (€
140.160) = € 1.627.840.
Totale
B = euro 1.627.840
La disaggregazione
del totale B
(€ 1.627.840) nei singoli elementi
componenti può avvenire in
un primo momento inserendo le quattro
categorie di costi principali, che,
per ipotesi, assorbono le seguenti
quote percentuali di B: Consumi
materie prime
50%, Costi
del personale
20%, Ammortamenti
10%, Costi
per servizi
20% (residuo) e suddividendo poi le
categorie in voci più analitiche
(le suddivisioni proposte sono soltanto
a titolo esemplificativo).
Le singole
voci analitiche dei costi
potranno essere ottenute seguendo
indicativamente le percentuali di
massima indicate nella tabella seguente
(se lo si ritiene opportuno è
possibile arrotondare i valori):
8
Consumi
materie prime
50%. Come ipotizzato, i consumi
di materie prime
ammontano al 50% di € 1.627.840
= € 813.920. Nel Conto economico
occorre disaggregare il consumo nelle
due componenti: Acquisti e Variazione
delle rimanenze, da indicare rispettivamente
alle voci B6 e B11. Occorre in primo
luogo definire la Variazione
delle scorte di materie prime.
Dopo aver controllato la consistenza
finale, che è pari a €
100.000, ipotizziamo ad esempio un
aumento
di € 10.000, che com’è
noto viene indicato con segno
meno
in B11.
Gli Acquisti
di materie prime
ammontano dunque a € 813.920
+ € 10.000 = € 823.920,
parte consumati nell’anno e
parte andati a stoccaggio.
B6 €
823.920
B11 – € 10.000
9
Costi
del personale
20%. Come ipotizzato, i costi
totali per il personale
da indicare in B9 del Conto economico
ammontano al 20% di euro 1.627.840
= euro 325.568.
Calcoliamo in primo luogo il Tfr,
Rigo B 9 c), facendo il 5% di B9,
ottenendo euro 16.278 (arrotondato).
Calcoliamo la differenza (€ 325.568
– € 16.278 = € 309.290)
e la distribuiamo tra Salari e stipendi
(rigo B 9 a) e Oneri sociali (rigo
B 9 b) nella proporzione di 70% e
30%: Salari
e stipendi
70% di € 309.290 = € 216.503,
Oneri
sociali
30% di € 309.290 = € 92.787.
B9 €
325.568
a) € 216.503
b) € 92.787
c) € 16.278
10
Ammortamenti
10%. Come ipotizzato, gli ammortamenti
totali
da indicare in B10 del C.E. ammontano
al 10% di € 1.627.840 = €
162.784. La suddivisione tra gli Ammortamenti
delle immobilizzazioni immateriali
(B 10 a) e materiali (B 10 b) può
essere eseguita rispettando il peso
delle due categorie già fissato
a livello patrimoniale e attribuendo
così (con arrotondamento dei
valori) agli Ammortamenti
delle immobilizzazioni immateriali
il 20% del totale (€ 32.557)
e agli Ammortamenti
delle immobilizzazioni materiali
l’80% (€ 130.227).
B10
€ 162.784
a) € 32.557
b) € 130.227
Costi
per servizi
20% (residuo). I costi
per servizi
da indicare in B7 del Conto economico
si ottengono per differenza, calcolando
il valore
residuale dei costi di B:
Totale € 1.627.840 – Consumi
materie € 813.920 – Costi
del personale € 325.568 –
Ammortamenti € 162.784 = €
325.568 (che, come ipotizzato, corrisponde
al 20% del totale B).
B7 euro
325.568
Riportiamo i dati nel prospetto di
Conto
economico
del Bilancio
d’esercizio
civilistico:
Conto
economico (art. 2425 c.c.)