Old men in lab coats: collaborare per ridurre il gender gap nella scienza

di Pierdomenico Memeo
  • Obiettivo Primario: 5 - Parità di genere

Uno degli esperimenti più famosi per lo studio della disparità nelle rappresentazioni di genere nella scienza è il DAST (Draw-A-Scientist Test): alle classi viene chiesto di disegnare una persona che lavora nella scienza, senza alcuna indicazione addizionale, e si analizzano i risultati in base alle diversità raffigurate nelle immagini prodotte (solitamente in termini di differenze di genere; ma l’esperimento può concentrarsi anche su altri aspetti, come rappresentazioni di età diverse, indicatori fisici di appartenenza ad un gruppo etnico, diversi livelli di abilità o disabilità ed eventuali strumenti o protesi correttive, aspetto fisico e indicatori socio-culturali, eccetera).

Da quando è stato sviluppato da David W. Chambers nel 1983 per un articolo pubblicato sulla rivista Science Education, il test è stato somministrato innumerevoli volte, e ha evidenziato come ancora oggi esista una significativa differenza nelle rappresentazioni di genere per le persone che lavorano in ambito STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics): in un articolo recente della National Science Teaching Association americana, solo un quarto dei partecipanti ha rappresentato nei suoi disegni una scienziata; ma, in maniera altrettanto significativa, nessuno degli studenti maschi ha disegnato una scienziata.

 

La situazione

Questa differenza di rappresentazione correla con una significativa disparità di genere tra il numero di uomini e il numero di donne che lavorano in ambito scientifico, come confermano i report dell’UNESCO: ad oggi (dati 2021) solo un terzo delle persone che lavorano nella ricerca scientifica sono donne. Questa disparità inoltre cresce al crescere del livello professionale: le donne rappresentano una percentuale più alta nelle posizioni di livello inferiore, ma questa percentuale si abbassa man mano che ci si avvicina a posizioni apicali, dove la presenza femminile è indubbiamente minoritaria. Questo fatto dipende certamente ancora da ragioni storiche, in quanto le posizioni più alte corrispondono ad una coorte generazionale in cui la presenza femminile nelle scienze era in generale minore, ma è necessario considerare anche le difficoltà di avanzamento che le donne ancora riscontrano in ambito lavorativo, un aspetto che viene riassunto nella metafora della leaky pipeline, il “tubo che perde”: durante la progressione della carriera, molte donne si fermano a posizioni intermedie, o escono completamente dal percorso professionale, rendendo molto difficile arrivare a posizioni di vertice. Le ragioni sono state studiate approfonditamente in vari contesti, da quello educativo a quello socio-economico, ma resta il fatto che nelle istituzioni scientifiche spesso (quasi sempre) gli incarichi apicali sono ricoperti da “old men in lab coats”: uomini anziani con addosso camici da laboratorio.

 

Le iniziative

Questa disparità di posizione si manifesta in una reale disparità di potere per quanto riguarda la capacità effettiva di intervenire nel presente per correggere, o almeno mitigare, i problemi sistemici che riguardano la presenza delle donne e delle ragazze nella scienza.

La questione della voce maschile nell’ambito dei movimenti femministi è un tema a lungo dibattuto. Da una parte, ci sono sezioni dei movimenti che vedono il contrasto alla società patriarcale come una lotta condivisa a tutti i generi, e accolgono positivamente anche i contributi maschili - considerando non solo che esistono uomini sinceramente convinti della necessità di abbattere un sistema che considerano ingiusto, ma che spesso gli stereotipi di una cultura sessista sono deleteri per gli uomini stessi, che si trovano intrappolati in ruoli e posizioni che non desiderano e non sentono proprie, limitando la loro possibilità di esprimersi autenticamente.

Dall’altra, ci sono parti dei movimenti che trovano impropria, all’interno di un movimento di emancipazione, la presenza di un gruppo che comunque risulta favorito da un sistema di oppressione; queste sezioni considerano il femminismo come una lotta “delle donne, per le donne”, in cui è necessario trovare un’identità e una solidarietà femminile separata da quella maschile - che spesso, anche quando animata da buone intenzioni, assume atteggiamenti paternalistici e sminuiscono il ruolo delle donne all’interno dei loro stessi movimenti. Il dibattito è aperto, ed è indice della vitalità interna dei movimenti femministi.

Ma per gli uomini che partecipano ai valori e agli obiettivi dei movimenti femministi, la domanda è come utilizzare il potere garantito dalla loro posizione di privilegio, in particolare quando questa si manifesta in uno status professionale apicale all’interno di un'istituzione o un’azienda che operano in ambito scientifico.

  • Il primo aspetto su cui è possibile agire è sicuramente quello della selezione del personale e dell’avanzamento di carriera: la leaky pipeline è un fattore critico per la presenza delle donne nelle professioni scientifiche e deve essere contrastato se si vuole ridurre la disparità di genere specialmente nelle posizioni di livello superiore. Non è sufficiente tuttavia evitare comportamenti discriminanti, ma è necessario vigilare, segnalare, e contrastare questi comportamenti quando vengono messi in atto anche da altre persone in posizioni apicali.
    A questo proposito si può osservare, specialmente nelle organizzazioni più grandi e in quelle più influenzate dalle politiche aziendali del mondo anglosassone, una maggiore diffusione delle procedure di assunzione e di avanzamento “in cieco” (per usare un termine scientifico): la commissione di selezione riceve i CV dei candidati senza indicazioni di genere, età, o altro che possa identificarli singolarmente. Questo permette una selezione basata unicamente sulle competenze, almeno nella prima fase del processo.

  • Un secondo punto è quello della presenza femminile all’interno dei consigli di direzione, comitati organizzativi, commissioni di valutazione, e giurie professionali, eccetera. Pur essendo strettamente collegato al precedente, questo aspetto è fondamentale per creare ambienti professionali che non solo rispecchino la reale distribuzione di genere delle persone che lavorano in un ambito, ma che mettano in risalto i contributi positivi che possono venire da un gruppo dirigente ampio e inclusivo. Il fenomeno dei manel (man-only panel, gruppi di esperti composti da soli uomini) è forse il caso più visibile in quanto vengono costituiti di fronte a un pubblico (generale o professionale).
    Oltre ad iniziative singole di istituzioni o organizzazioni per evitare queste situazioni, si può ricordare il forte segnale del New York Times, il cui consiglio direttivo ha deciso nel 2017 di vietare le tavole rotonde in cui gli ospiti fossero soli uomini, e ha incoraggiato i suoi giornalisti a non partecipare a questi tipi di evento. Per quanto riguarda l’Italia, Rai Radio1 ha presentato nel 2021, con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, il memorandum d’intesa “No Women No Panel - Senza donne non se ne parla”, per una rappresentazione paritaria ed equilibrata nelle attività di comunicazione.

  • Un altro ambito è quello del linguaggio di genere: sottolineare il corretto uso dei titoli professionali (dottoressa, professoressa, piuttosto che signora o peggio signorina), incentivare e normalizzare l’utilizzo dei femminili professionali (scienziata, medica, fisica, ingegnera, tecnica, e altre), scoraggiare espressioni asimmetriche di familiarità tra uomini e donne nella medesima professione (esimio professor Rossi, cara Marta, eccetera). Su questo tema ci sono ancora abitudini e considerazioni storico-culturali da soppesare, in particolare quando preferenze diverse vengono espresse dalle professioniste stesse, ma la direzione dovrebbe essere comunque quella di una comunicazione rispettosa delle diversità di genere per tutte le persone che lavorano nella scienza. Per una visione d’insieme sul tema dei femminili professionali e del linguaggio di genere, un libro di riferimento è “Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole” di Vera Gheno.


 

Proposta di attività per la classe

DRAW A SCIENTIST!


La proposta di attività per le classi è provare a sottoporre agli studenti e alle studentesse il Draw-A-Scientist Test, nella versione originale o eventualmente integrando la proposta includendo immagini digitali (fotografie, infografiche, disegni digitali, pixel art, immagini generate dalle piattaforme di intelligenza artificiale, eccetera).

Analizzare insieme i risultati, traendone delle considerazioni sulle rappresentazioni di genere delle persone che lavorano nella scienza, e in particolare soffermandosi nel caso in cui i risultati degli studenti risultino diversi da quelli delle studentesse, ragionando sul fatto che molto del lavoro di consapevolezza del ruolo delle figure femminili nella scienza sia stato fatto sulle ragazze, ma spesso manchi lo stesso tipo di lavoro sui ragazzi, che risultano spesso più ancorati a stereotipi di genere nella scienza.

 

Sitografia

Bibliografia