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Medici e pazienti: la malattia e la cura
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I. McEwan, Solar
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T11
Ian McEwan,
Il rifiuto della cura
Solar
Michael Beard, premio Nobel per la fisica, è un per-
sonaggio decisamente antipatico. Brillante scienzia-
to agli inizi della carriera, nella maturità diventa
un campionario dei difetti più sgradevoli dell’uomo:
opportunista, bugiardo, pieno di sé, grasso e goloso,
donnaiolo impenitente, incapace di avere rapporti
stabili e sinceri con l’altro sesso...
L’illustre e famoso professor Beard, pur girando il
mondo per tenere conferenze strapagate sullo sta-
to del pianeta e sulle possibili risorse di energia al-
ternativa (il titolo del libro,
Solar
, allude proprio
all’energia solare), risulta, nell’ultimo romanzo del-
lo scrittore inglese McEwan (1948), un essere pic-
colo e meschino.
Nella pagina che qui presentiamo ecco come un pre-
mio Nobel affronta i propri problemi di salute.
Di solito Beard se la cavava bene a evitare pensieri scomodi o inquietanti, ma ormai che
era giù di corda si ritrovò a riflettere sulla propria salute e a fissare la chiazza bruno-ros-
sastra, sorta di mappa di un territorio ignoto, che aveva sul polso. Era arrivata la biopsia.
Il dottor Eugene Parks gli aveva confermato quella mattina che si tratta da un melanoma
e che era penetrato nel tessuto sottostante di un mezzo millimetro in più di quanto avreb-
be desiderato. Fece il nome di uno specialista di Dallas che avrebbe potuto asportare il tu-
more l’indomani stesso e dare inizio alla radioterapia. Beard tuttavia voleva esser presente
all’inaugurazione di Lordsburg, perciò disse a Parks che sarebbe tornato entro fine mese,
appena libero. Con i suoi modi pacati e affabili, Parks definì il suo comportamento irra-
gionevole. Non c’era tempo da perdere, il punto di non ritorno era alle porte, non era da
escludere l’insorgenza di metastasi.
– Non mi faccia il negazionista, – aveva detto il dottor Parks, come se si riferisse alle lo-
ro conversazioni sul cambiamento climatico. – Questa roba sparirà solo perché lei non la
vuole o perché non ci pensa.
E le cattive notizie non finivano nemmeno lì, sebbene il resto fosse ordinaria amministra-
zione. Beard si era denudato fino alla cintola e si stava a quel punto riabbottonando la ca-
micia con aria offesa. Gli ambulatori si trovavano al diciannovesimo piano, ricordò Beard,
al quale era morta sua madre. Parks, la cui famiglia era originaria dell’isola di St. Kitts,
aveva l’alito fresco di menta, la vecchia facci coriacea, saggia e la pelle di un nero metal-
lico. La testa gli sporgeva in avanti dalle spalle come quella di una tartaruga e dondolava
cortese ogni volta che Beard parlava. Avevano la stessa età, ma Parks era parecchio più al-
to e si manteneva in forma nuotando, a sentire lui, dalle sei alle sette di tutti i giorni feria-
li, prima di visitare il suo primo paziente. Beard faticava a immaginare se stesso sveglio a
quell’ora, figuriamoci bagnato, e sapeva che non avrebbe potuto competere con tanta glo-
ria, che mai e poi mai avrebbe pagato un prezzo di tale disagio e scomodità al solo scopo
di ridurre il proprio indice di massa corporea.
In effetti il medico si asteneva dal fare prediche o commenti moralistici, ma compensa-
va con una franchezza tanto disinvolta da diventare offensiva. A ogni esempio, ogni pro-
nostico di catastrofe fisica imminente, la testa da tartaruga saggia avanzava di più, mentre
Parks si tamburellava con la matita il palmo della mano. Nessuno, diceva, nemmeno Beard
stesso, avrebbe scelto di non portarsi a spasso un corpo come il suo. Si trascinava addos-
so qualcosa come una trentina di chili di troppo, l’equivalente di uno zaino affardellato.
Caviglie e ginocchia apparivano gonfie per il peso sostenuto, il pericolo dell’osteaoartri-
te aumentava, aveva il fegato ingrossato, la pressione era salita di nuovo con conseguente
maggiore rischio di un’insufficienza cardiaca. Il suo livello di colesterolo cattivo nel san-
gue era alto, perfino per gli standard britannici. Era evidente che faticava a respirare, ave-
va discrete probabilità di sviluppare un diabete mellito, come pure un cancro del rene o
della prostata, o una trombosi. La sua unica fortuna – Beard non mancò di notare che ave-
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