Come usare
il dizionario (2)
Se all’inizio dello studio della lingua latina l’impo-
nente volume del dizionario ci incuteva qualche
timore, ormai possiamo dire di esserci affeziona-
ti a questo prezioso strumento: sappiamo cercare
soltanto quello che è davvero utile, senza perdere
tempo prezioso, siamo in grado di muoverci velo-
cemente fra le pagine e riusciamo a districarci agil-
mente nella selva di abbreviazioni! In qualche caso,
tuttavia, potremmo ancora incontrare delle difficol-
tà: ecco dunque qualche altro consiglio prezioso.
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… e quasi gemelle
Finora ci siamo occupati di omògrafi reali, ma nella
lingua latina esistono anche
vocaboli uguali solo in
apparenza
: vincĭmus (da vinco, vincĕre, «noi vincia-
mo») e vincīmus (da vincio, vincīre, «noi leghiamo»)
a prima vista presentano identica grafia, ma in realtà
differiscono nella quantità vocalica
della penul-
tima sillaba (nel primo termine è breve, nel secon-
do è lunga). Hanno quindi un elemento distintivo
che consente di riconoscerli evitando confusioni.
In genere, se c’è pericolo di fraintendimento, il te-
sto latino segnala la quantità vocalica delle sillabe;
quando invece il contesto rende chiari i termini, è
assente ogni forma supplementare di indicazione.
Un altro caso di omografia è costituito dagli
omo-
teleuti
, ovvero vocaboli che presentano una stes-
sa terminazione pur derivando da lemmi diversi.
Un esempio è rappresentato dalla voce
malis
, che
può indicare la II persona singolare del congiuntivo
presente del verbo atematico
malo
, mavis, malui,
malle
(«preferire») ma anche il dativo o l’ablativo
plurale dei seguenti termini:
malus
, -i (m., «albero
della nave, palo»);
mala
, -ae (f., «mascella, guan-
cia»);
malus
, -i (f., «melo»);
malum
, -i (n., «mela»);
malum
, i (n., «male»);
malus
, a, um (agg. della I
classe, «malvagio, cattivo»). Solo il contesto potrà
guidarci verso la traduzione corretta.
➜
Esercizio 3
Parole gemelle…
Come in altre lingue, anche in latino esistono termini
omògrafi
, ossia lemmi con
uguale grafiama signi-
ficato diverso
. Alcune
preposizioni
, per esempio,
sono
omografe di avverbi o congiunzioni
:
cum
può fungere sia da preposizione con l’ablativo per
esprimere il complemento di compagnia/unione o
il complemento di modo, sia da congiunzione con
l’indicativo o il congiuntivo per introdurre varie pro-
posizioni (temporali, causali, concessive, narrative,
dichiarative, correlative). Come risolvere il dubbio?
Prima di cimentarsi nella traduzione, occorrerà ana-
lizzare la frase e/o il periodo, valutando la funzio-
ne sintattica svolta dal termine all’interno del testo.
Se l’omografia riguarda
verbi
o
nomi
andrà invece
considerato il
contesto
per desumere il campo se-
mantico in cui orientare la ricerca. Ma come si fa a
sapere se un termine ha un omografo? Il dizionario
si rivela anche in questo caso un amico prezioso:
ogni omografo ha davanti a sé un numero
a indi-
care la presenza di un termine ‘gemello’, uguale per
forma (ma non per significato). Ecco come esem-
pio il verbo colo:
Per i sostantivi prendiamo come esempio caelum:
1. caelum
, -i n. [cfr. caedo] cesello, bulino, strumento
del cesellatore.
2. caelum
, -i n.
1.
cielo come volta celeste sede degli dèi;
2.
atmosfera, aria, clima;
3.
volta di un edificio, soffitto.
➔
Esercizi 1-2
1. colo
-as, -āvi, -ātum, -āre [colum]
1 tr. –
passare, se-
tacciare, vagliare, depurare.
2. colo
-is, colui, cultum, -ĕre 3 tr. –
1.
vivere in, abita-
re
2.
coltivare
3.
curare, badare a
4.
onorare, venerare,
rispettare
5.
praticare riti, osservare leggi, esercitare o
promuovere attività.
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