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Prima e dopo il
Decameron
Prima e dopo il
Decameron
All’interno dell’attività letteraria boccacciana, il
Decameron
può essere considerato una
sorta di spartiacque. La fase precedente alla sua composizione (all’incirca dal 1334 al
1348) comprende la produzione giovanile (solitamente suddivisa, per comodità, in un
primo periodo napoletano e in un secondo periodo fiorentino). Nell’insieme, le opere
di questi anni sono tutte connotate dalla ricerca contenutistica e formale e da un’inces-
sante sperimentazione che giungerà alla sua piena realizzazione nell’opera maggiore.
Già in queste prove iniziali Boccaccio mostra interesse per due temi ricorrenti che sa-
ranno centrali nel
Decameron
: l’Amore e la Fortuna. L’Amore (felice o infelice, favorito
o avversato dalla sorte) è sempre un sentimento concreto e sensuale, ben lontano dalle
idealizzazioni operate dagli stilnovisti prima e consacrate da Petrarca poi, ed è il princi-
pale motore dell’azione narrativa, tanto nelle opere in terzine (
La caccia di Diana
) quanto
in quelle in ottave (il
Filostrato
, il
Ninfale fiesolano
) o in prosa (il
Filocolo
). La Fortuna, il
caso che determina, favorisce o stravolge le vicende umane, è visto al di fuori di una
concezione religiosa dominata dalla Provvidenza divina, e l’uomo di Boccaccio è solo
ad affrontarne i colpi; interessante anche la presenza di riflessioni teoriche sul tema per
bocca dei personaggi, come nell’
Elegia di Madonna Fiammetta
.
Nel periodo successivo alla stesura del
Decameron
, concluso all’incirca nel 1352, Boc-
caccio si apre con maggiore interesse e disponibilità alle tendenze umanistiche, sulla
scia del suo grande amico Petrarca; ma a differenza delle opere latine di quest’ultimo,
introspettive e di ampio respiro, quelle di Boccaccio sono essenzialmente di carattere
erudito e catalogico. Un posto a sé occupano le
Genealogie deorum gentilium
, un testo
che, pur in una concezione enciclopedica, affronta estesamente anche tematiche più
pertinenti a quella che oggi si chiamerebbe teoria della letteratura: il ruolo del poeta e
la funzione della poesia.
T2
L’inno a Venere
Filostrato, III, 74-78, 83-85
Il
Filostrato
unisce alla tematica amorosa, propria della narrativa medievale (francese in particolare), la
tradizione dell’elegia, cioè del lamento d’amore, che ha il suo capostipite principale nel poeta latino di
età augustea Ovidio. Tuttavia, spesso il linguaggio risulta convenzionale e l’utilizzo della cultura classica
soltanto episodico e decorativo. Scopo dell’autore sembra quello di creare un registro più colloquiale,
in grado di essere apprezzato e ascoltato dall’ampio pubblico dei volgarizzamenti. Della componente
elegiaca diamo un esempio tratto dalla terza parte del
Filostrato
, che vede il compimento della felicità
degli amanti: il protagonista Troilo celebra l’avvenimento con un inno a Venere.
M
etro
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ottave di endecasillabi, con schema ABABABCC
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