Dove, dove correte, da scellerati?
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E perché
si impugnano le spade riposte?
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Non basta il sangue latino
sparso in terra e sul mare
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non perché il romano incendiasse
le superbe rocche di Cartagine invidiosa,
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o perché il britanno indomito
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scendesse in catene la via Sacra
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,
ma perché secondo il voto dei parti
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questa città perisse di sua mano?
Non ebbero questo costume i lupi, non i leoni
feroci, se non contro animali d’altra specie.
Cieco furore vi trascina o forza superiore
o una colpa
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? Rispondete!
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Tacciono, e un bianco pallore sbianca i volti
e gli animi stupiti stanno muti.
È così: un crudele destino perseguita i romani,
e il delitto dell’uccisione del fratello,
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da quando scorse a terra il sangue di Remo innocente,
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maledetto per i discendenti.
1.
A imitazione del lirico greco Archiloco,
Orazio si rivolge a un’assemblea di cittadini
mediante una finzione anacronistica: a Ro-
ma, infatti, solo i magistrati potevano parlare
in un’assemblea, non il cittadino qualunque.
2.
Le spade erano state riposte (nel fodero)
in una delle brevi pause della guerra civile,
che, a seconda della datazione che si attri-
buisce all’epodo, può essere fissata dopo la
battaglia di Filippi del 42 a.C. o dopo la pa-
ce di Brindisi del 40 a.C.
3.
La distruzione di Cartagine era avvenu-
ta nella terza guerra punica (149-146 a.C.).
4.
Mentre le guerre puniche appartenevano
al passato, la Britannia era ancora da sotto-
mettere: Cesare vi aveva fatto due incursioni,
nel 55 e nel 54 a.C., e nel 35 Augusto pro-
gettò una spedizione, ma l’effettiva campa-
gna fu poi condotta dall’imperatore Claudio
e la sottomissione sarà estesa fino alla Cale-
donia da Agricola in età flavia.
5.
La più antica via di Roma, che dal colle Ve-
lia (dove oggi sorge l’arco di Tito) scendeva
verso il Foro e poi risaliva verso il Campido-
glio. Chiamata così perché sui suoi lati sor-
gevano i templi delle principali divinità, era il
centro della vita pubblica di Roma.
6.
I parti furono per lungo tempo i più peri-
colosi nemici di Roma: stanziati nell’attuale
Iran, nella battaglia di Carre (53 a.C.) avevano
sconfitto e ucciso il triumviro Crasso e si erano
impadroniti delle insegne romane, che Augu-
sto riuscirà a farsi restituire solo nel 20 a.C.
7.
L’idea della colpa-maledizione eredita-
ria ricalca uno schema presente anche nel-
la IV ecloga (v. 13; vd. Capitolo 3, T4, p.
78) di Virgilio
.
8.
Il fratricidio di Romolo, che diede morte
al fratello Remo proprio alle origini di Ro-
ma, ha innescato una maledizione che, a
distanza di secoli, continua a mettere i fra-
telli contro i fratelli.
1. L’epodo VII ha la forma di un discorso rivolto dal
protagonista a un’assemblea di cittadini.
a. Che cosa dice in sostanza?
b. Per quale ragione si parla di cartaginesi e britanni?
2. Sia pure con qualche oscillazione di date, il com-
ponimento si riferisce a una situazione storica
ben precisa.
a. A quali eventi della storia di Roma si fa riferimento?
b. In quale modo Orazio aveva partecipato alle vicende
del suo tempo?
c. Ti sembra che in questo testo predomini la paura
o la speranza?
3. Una ripresa moderna del genere giambico è stata
fatta da Carducci in
Giambi ed epodi
(1867-1879),
una raccolta di poesie che applicano le forme
metriche già usate da Archiloco e da Orazio alla
satira e all’invettiva contro la «vile Italietta» con-
temporanea, che dopo l’epopea risorgimentale
era piombata nella miseria di una classe politica
ipocrita e corrotta.
a. A quale forma espressiva del nostro tempo potresti
paragonare la poesia giambica?
b. Ritieni che l’epoca in cui viviamo offra spunti per
l’invettiva?
Il punto sul testo
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