La società feudale
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pericolosi e il denaro in circolazione era scarso, castelli e monasteri finirono per diven-
tare il centro di una comunità
economicamente autosufficiente
: una comunità, cioè,
che produceva al suo interno tutto il necessario. I commerci, infatti, si erano molto ri-
dotti, soprattutto quelli tra regioni lontane, e gli scambi di merci avvenivano solo in
ambito locale e spesso proprio all’interno della grande proprietà. Questo sistema vie-
ne chiamato anche
economia curtense
, cioè “economia della
curtis
” (vd. Far parlare i
documenti, pp. 144-145): la
curtis
, o “cor te”, era infatti l’insieme dei terreni e delle co-
struzioni su cui, nell’Alto Medioevo, dominava il signore feudale.
Lavorare con il lessico
L’economia cur tense è un sistema
dinamico / chiuso
, in cui tutto il
necessario è prodotto all’interno
di ciascuna
città / comunità
.
PARS
DOMÌNICA
PARS
MASSARÌCIA
Terreni coltivati
dai servi della gleba
Foresta
Mansi: terreni affidati
a famiglie di contadini
Mulino
La linea rossa separa la
pars dominica
dalla
pars
massaricia
.
Contadini e servi della gleba coltivano i campi
ma la terra appartiene ai signori
L’
agricoltura
era l’attività principale di castelli e monasteri.
Alcune terre, in genere le più vicine, costituivano la
pars do-
mìnica
(“par te signorile”) e venivano coltivate direttamente
dai servi. Costoro erano legati alla terra, che non potevano
abbandonare, e venivano comprati e venduti con essa.
Chiamati
servi della gleba
, vivevano in condizioni misere e
potevano essere liberati soltanto dal proprietario. Altre terre
del feudatario o del monastero, in genere le più lontane, veni-
vano chiamate
pars massarìcia
(“par te dei mansi”, ovvero
piccoli appezzamenti coltivati) ed erano affidate a
famiglie di
contadini
, con contratti molto rigidi e vincolanti. Anche que-
sti contadini vivevano in condizioni di miseria, non sempre
avevano cibo sufficiente ed erano oppressi da numerosi ob-
blighi nei confronti del signore. Essi, infatti, dovevano dare al
signore una par te dei prodotti e fornire le
corvées
, cioè gior-
nate di lavoro gratuite su altre terre del signore. Inoltre erano
costretti a pagare
tasse
di ogni genere: per l’uso di ponti, stra-
de, pascoli, boschi, mulini e forni per il pane.Tutto era infatti di
proprietà del signore. Potevano anche pagare tasse per il so-
lo fatto di esistere, o per ottenere il permesso di sposare una
donna di un altro villaggio.
A volte i contadini, soprattutto quelli che vivevano su terre
più distanti dal castello o dal monastero, riuscivano a
ottenere
la proprietà del terreno a loro affidato
pagando somme di
denaro, oppure ricorrendo alla forza o all’aiuto di altri nobili.
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