I Ragazzi di via Panisperna

di Edwige Pezzulli

  • Materie coinvolte: Fisica

Alla fine del 1938, poco dopo la promulgazione delle leggi razziali, il Premio Nobel Enrico Fermi parte dalla Stazione Termini, segnando la conclusione dell’avventura dei ragazzi di Via Panisperna, un gruppo di giovani fisici che mischiarono competenze e punti di osservazione differenti e riuscirono così a rivoluzionare la fisica.

 
Via Panisperna è una strada della capitale su cui sorge un’antichissima chiesa, quella di S.Lorenzo in Panisperna. La sua fama, però, è dovuta non tanto alle ricchezze monumentali romane, quanto all’aver prestato il nome a un gruppo di giovani fisici che a cavallo tra le due guerre mondiali stravolsero le nostre conoscenze sulla natura.

La storia del gruppo nasce all’inizio degli anni Venti da due amici che studiano a Pisa, Enrico e Franco. Enrico è iscritto a fisica, Franco a ingegneria ed entrambi sono appassionati di montagna. Durante le lunghe camminate su sentieri impervi, Enrico racconta a Franco le grandi domande della fisica e i paesaggi che si aprono dalle cime dei monti diventano da capogiro, con certe domande in testa. Non serve convincerlo, Franco: passare da ingegneria allo studio della fisica affiora come un fatto naturale. È così che i primi due elementi del futuro gruppo di Via Panisperna, Enrico Fermi e Franco Rasetti, iniziarono a gettare le fondamenta per il rapporto personale e professionale che li legherà per il resto della loro vita.

 
I ragazzi di via Panisperna
I ragazzi di via Panisperna
Dopo la laurea, Rasetti inizia a lavorare all’Università di Firenze mentre Fermi vince una borsa di studio di perfezionamento in Germania, grazie alla quale parte per Leida, in Olanda, dove raggiunge un grande fisico statistico dell’epoca, Paul Ehrenfest. Da lì Enrico scrive a un amico: “Siccome, contrariamente alle tue previsioni, non sono morto né dormo, ti manderò qualche mia notizia. L’ambiente che ho conosciuto qui a Leida è molto simpatico e piacevole. Ho conosciuto Einstein, che è stato qui per una ventina di giorni. Persona molto simpatica, benché porti il cappello a larga tesa per darsi l’aria di un genio incompreso. Ho conosciuto parecchi altri, tra cui molti giovani. Loro non hanno ancora un nome ma probabilmente se lo faranno presto”. Fermi non sapeva ancora che anche lui era uno di questi.

 

La banda al completo

Quando ha 25 anni, grazie al supporto di un fisico illustre dell’epoca, Orso Maria Corbino, a Enrico Fermi viene assegnata la prima cattedra di Fisica teorica d’Italia e si trasferisce stabilmente in Via Panisperna 89 a, sede dell’allora Istituto di Fisica della capitale.

Mosso dall’ambizione di costruire un gruppo vero e proprio, fa assumere immediatamente un giovane fisico sperimentale brillante: Franco Rasetti, il suo amico di sempre. Ben presto le voci sull’impresa pionieristica immaginata da Fermi si diffondono all’interno dell’Università e verso la fine del 1927 alla sua porta bussano tre giovani studenti. Il primo, un futuro ingegnere di 22 anni dal carattere vivace e deciso, è Emilio Segrè, presto soprannominato “il Basilisco” per la sua indole focosa. Affascinato da Fermi, Segrè abbandona l'ingegneria per iscriversi a fisica e racconta del progetto ai suoi amici. Tra questi c’è Ettore Majorana, altro studente di ingegneria con un talento logico-matematico straordinario. Schivo e introverso, Majorana ha solo 19 anni e al primo incontro con Fermi sembra quasi essere lui a metterlo alla prova - atteggiamento che gli varrà il soprannome di “Grande Inquisitore.” Il terzo studente, Edoardo Amaldi, studia anche lui ingegneria ma affascinato dal carisma di Fermi decide di passare come gli altri alla fisica e viene ribattezzato “l’Abate”. Nel 1931 al gruppo si unisce un altro studente di ingegneria appena diciottenne, che come tutti gli altri vira poi verso la fisica, Bruno Pontecorvo, “il Cucciolo”. In maniera più insolita invece si unisce alla banda un chimico, Oscar d’Agostino, trentaduenne avellinese che lavorava in una fabbrica di pile a secco. Quando la fabbrica chiude, d’Agostino inizia a fare il volontario all’Università di Roma come assistente di un professore di chimica. Invitato da Fermi e Rasetti a collaborare, (la presenza di un chimico è cruciale per maneggiare le sostanze radioattive) d’Agostino accetta e viene spedito subito a Parigi dove, sotto la guida di Marie Curie, si specializza nella manipolazione di elementi radioattivi. Con Emilio Segrè, “il Basilisco”, Ettore Majorana, “il Grande Inquisitore”, Edoardo Amaldi, “l’Abate”, Bruno Pontecorvo, “il Cucciolo” e Oscar d’Agostino - senza un soprannome -  il gruppo è al completo. Tutti lavorano a fianco di Franco Rasetti, “il Cardinale Vicario”, Enrico Fermi, soprannominato “il Papa", e Orso Maria Corbino, “il Padreterno”.

 

Nuova fisica

All'inizio degli anni Trenta il modello atomico è abbastanza chiaro: il nucleo carico e compatto, composto da protoni e neutroni, è circondato dagli elettroni. Nel 1934, Irène Curie e Frédéric Joliot scoprono la radioattività artificiale: bombardando alcuni nuclei provocano la loro trasformazione in nuovi elementi radioattivi. Questo periodo di grande fermento scientifico coinvolge anche il gruppo di Via Panisperna, che nella primavera del 1934 inizia a bombardare vari elementi chimici con neutroni, scoprendo più di trenta isotopi radioattivi. Arrivati agli elementi più pesanti come l'uranio, però, il gruppo si trova di fronte a risultati inaspettati. La confusione è tale che la banda attribuisce l’anomalia al disordine del laboratorio di Rasetti, da sempre appassionato di scienze naturali e gran collezionista di strumenti, fossili, farfalle e foglie secche, che giacciono nel disordine più totale. Il disordine però non c’entra nulla: senza nemmeno accorgersene, i ragazzi di Via Panisperna avevano realizzato la prima fissione nucleare.

 

Tra i tanti mali del fascismo

La ricerca scientifica è sempre influenzata dal contesto storico e sociale in cui opera. Nel 1935, con l'Italia in preparazione per la guerra d'Etiopia, il regime fascista inizia a mostrare con chiarezza gli orrori legati alla sua tirannia, una realtà che anche gli scienziati italiani non possono più ignorare. Nel gennaio del 1937 muore Orso Maria Corbino, sostenitore del gruppo di via Panisperna e direttore dell'Istituto di Fisica. La direzione dell’istituto passa allora ad Antonino Lo Surdo, uomo vicino al regime e molto distante dal modo di fare fisica di quei giovani ragazzi, convinti che la collaborazione tra competenze anche molto diverse sia la vera chiave del progresso scientifico. Sette giorni dopo il 10 novembre 1938, data in cui Fermi riceve notizia del Premio Nobel, in Italia vengono emanati i "Provvedimenti per la difesa della razza italiana", le leggi razziali che sanciscono ufficialmente la discriminazione nei confronti degli ebrei. Si tratta della goccia che fa traboccare un vaso già pieno: Laura Capon infatti, moglie di Fermi, è una donna di origine ebraica. La famiglia Fermi-Capon decide allora in quei giorni che il viaggio verso Stoccolma sarebbe stato senza ritorno. Dopo essere andato a ritirare il Premio Nobel da uomo libero, vestito in frac anziché in camicia nera e stringendo la mano al re di svezia anziché presentarsi con il saluto romano, Fermi approda con moglie e figli negli Stati Uniti, dove continua a lavorare nella fisica, prendendo parte al progetto Manhattan e alla produzione della bomba atomica. La scelta di abbandonare il proprio paese in pieno Fascismo verrà condivisa dal resto del gruppo tranne che da Ettore Majorana, che sparirà nel nulla il 25 marzo del 1938 dopo essersi imbarcato probabilmente su un traghetto per Palermo ed Edoardo Amaldi, l’Abate, che sceglierà di restare e ricostruire, non senza difficoltà, la scuola di fisica della capitale.
Con la partenza di Enrico Fermi dalla Stazione Termini, il 6 dicembre 1938, si chiude l’avventura della banda di Via Panisperna, un indirizzo che viene così consegnato alla storia. Ed è importante che la storia custodisca la memoria collettiva di quel decennio prezioso, nel quale un piccolo gruppo di giovani appassionati aveva sognato sogni grandi proprio a quell’indirizzo e non grazie, bensì nonostante il fascismo, aveva reso Roma la capitale mondiale della fisica nucleare.

 

Proposta di attività per la classe

L’attività consiste in una riflessione collettiva su come le questioni socio-politiche possono influenzare profondamente la ricerca scientifica. L’attività ha lo scopo di stimolare le e gli studenti al confronto e ad argomentare un punto di vista, individuandone anche le possibili controargomentazioni. Tra gli esempi, si può prendere spunto dalla storia dell'agronomo Trofim Lysenko, che riuscì a far bandire per qualche decennio la genetica e la biologia moderna dall'Unione Sovietica, convincendo i dirigenti del partito comunista che le leggi di Mendel e la teoria dell'evoluzione per selezione naturale di Charles Darwin fossero "acquisizioni borghesi" e, quindi, contrarie agli ideali comunisti.

Un altro esempio rilevante e vicino è il negazionismo della crisi climatica, che vede politici e gruppi di interesse minimizzare le evidenze scientifiche riguardo l'impatto delle attività umane sul clima - rifiuto che sta ostacolando concretamente l'adozione di politiche ambientali necessarie e ritardando azioni cruciali per affrontare una delle sfide più gravi del nostro tempo.

Fasi e tempi di realizzazione

Fase 1 (10 minuti) - La consegna può essere introdotta dall’insegnante che facilita la formazione dei gruppi e sceglie una persona portavoce per ciascun gruppo.
Fase 2 (20 minuti) - All’interno di ciascun gruppo, le e gli studenti discutono tra loro e argomentano il punto di vista assegnato.
Fase 3 (15 minuti) - Le persone portavoce espongono i risultati della discussione.
Fase 4 (10 minuti) - L’insegnante discute i risultati ottenuti.

Al termine del dibattito le e gli studenti possono esprimere individualmente la propria opinione rispetto alle seguenti domande.

  • Concordi con l’opinione espressa dal tuo gruppo?

  • L’attività ha in qualche modo contribuito a modificare le tue precedenti opinioni sull’argomento?


A quale conclusione sei giunta/o?

 

Bibliografia

Enrico Fermi
Gli anni italiani
Francesco Cordella, Alberto De Gregorio, Fabio Sebastiani
Editori Riuniti Univ. Press (2022)
ISBN-10: 8835982180
ISBN-13: 9788835982180

La banda di via Panisperna
Fermi, Majorana e i fisici che hanno cambiato la storia
Giorgio Colangelo, Massimo Temporelli
Hoepli
ISBN-10: 8820359454
ISBN-13: 9788820359454

 

Crediti


  • Fotografia di copertina - Da sinistra: Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi. Foto scattata da Bruno Pontecorvo