Il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine

Il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine

di Federico De Alfieri, ottobre 2024

In conseguenza della riforma del Patto di Stabilità e Crescita, gli Stati membri sono tenuti a redigere ogni 5 anni un Piano strutturale di bilancio di medio termine, nel quale evidenziare il percorso che intendono seguire per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal nuovo Patto.


L'autore:Federico De Alfieri è iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano. Laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, ha conseguito un master di secondo livello in diritto tributario presso l’Università Bocconi e lavora nel dipartimento “Tax” di un importante studio d’affari italiano.

 

Il nuovo Patto di Stabilità e Crescita e il Piano strutturale di bilancio di medio termine

Dopo due anni di negoziati che hanno coinvolto gli Stati membri, la Commissione Europea e il Parlamento, nella primavera del 2024 è stata approvata la riforma del Patto di Stabilità e Crescita che, dopo la sospensione a seguito del Covid e del conflitto in Ucraina, era tornato in vigore a partire dall’inizio dell’anno.

Le nuove regole vincolano i Paesi al rispetto di prefissati parametri di bilancio. Nelle intenzioni delle parti coinvolte, esse coniugano il risanamento dei conti pubblici e un percorso di riforme e investimenti.

Uno degli aspetti fondamentali è che gli Stati membri dell’Unione Europea sono ora tenuti a una progressiva riduzione del proprio debito pubblico secondo un andamento variabile e connesso all'impatto del medesimo sul PIL:

  • con un debito tra il 60% e il 90% del PIL, la riduzione del debito media si dovrà attestare sullo 0,5% all'anno;

  • con un debito superiore al 90% del PIL, la discesa del debito non potrà essere inferiore all'1% annuo.


Inoltre, nei casi in cui il disavanzo (o deficit) di un Paese raggiunga un valore superiore al 3% del PIL, tale Stato sarà obbligato a un percorso di riduzione annuali pari all'1,5% oltre che a costituire una riserva di spesa da utilizzare in eventuali periodi futuri connotati da condizioni economiche difficili.

Solo per i primi tre anni (quindi, fino al 2027), il Patto prevede un periodo transitorio durante il quale tale percentuale di riduzione del deficit potrà essere ridotta.

Dal punto di vista strettamente procedurale, la novità più rilevante è quella che riguarda l’introduzione di un nuovo documento denominato Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSB): si tratta di un documento pluriennale che dovrà essere preparato dai Governi degli Stati membri con l’obiettivo di evidenziare il percorso che intendono seguire per il raggiungimento degli obiettivi economici previsti dal Patto di Stabilità e Crescita.

In altri termini, gli Stati devono redigere un piano quinquennale ove delineano gli ambiti di spesa e le azioni funzionali e necessarie alla riduzione del debito pubblico e del deficit. Gli obiettivi del Patto di Stabilità, infatti, dovranno essere raggiunti in un orizzonte temporale di 4 anni, fatta eccezione per la richiesta di una proroga di 3 anni alla Commissione europea a condizione che lo Stato che richiede la proroga ponga in essere una serie di riforme finalizzate a una maggiore crescita e sostenibilità dei conti.

Ad eccezione della disciplina transitoria prevista per il primo anno (per l’anno 2024 la scadenza era appunto il 20 settembre), successivamente il Piano strutturale di bilancio di medio termine dovrà essere presentato dal Governo ogni 5 anni, entro il 30 aprile dell’ultimo anno del piano in vigore, salvo la possibilità per lo Stato membro e la Commissione di prorogare il termine, se necessario.

Inoltre, al 30 aprile di ogni anno gli Stati devono presentare la propria relazione annuale sui progressi compiuti nell’attuazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine: una sorta di rapporto di monitoraggio circa l’attuazione del PSB.

È evidente come questo strumento comporta l’individuazione a monte la traiettoria di bilancio e, quindi, la necessità di una programmazione oltre che di attento monitoraggio sull’andamento della spesa aggregata, al fine di raggiungere gli obiettivi previsti. Infatti, gli obiettivi programmatici pluriennali possono essere rivisti solamente in casi particolari, tra cui, l’insediamento di un nuovo Governo, condizioni oggettive che impediscano, a più di 12 mesi dalla scadenza, l’attuazione del piano stesso.

Vediamo ora come si sta muovendo l’Italia in questo rinnovato scenario di regole europee in materia di bilancio.

 

Il Piano Strutturale di medio termine approvato dall’Italia

Con la presentazione del Piano Strutturale di medio termine durante il Consiglio dei Ministri del 20 settembre 2024, si è concretizzato il primo effetto del nuovo Patto di Stabilità e Crescita. Il Piano, su decisione esclusiva del Governo, deve essere approvato dal Parlamento italiano prima di essere inviato alla Commissione Europea.

Come richiesto dalle nuove regole europee sopra richiamate, il PSB è il documento mediante il quale si delinea il percorso di rientro dal deficit eccessivo del nostro Paese (tenuto conto del nuovo indice aggregato di riferimento, la spesa netta), oltre che un piano di riforme e di investimento da realizzare nel prossimo futuro.

L’obiettivo principale è, quindi, quello di definire una traiettoria di spesa netta che consenta di ottemperare alle nuove regole per il rientro dai deficit considerato eccessivo. La spesa netta è definita come la spesa che non è finanziata da nuove entrate o risorse europee, ad esclusione degli interessi passivi sul debito e degli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa.

Sulla base degli obiettivi previsti dal Governo, il tasso di crescita della spesa netta aggregata si attesterà nei prossimi 5 anni su un valore medio prossimo all’1,5%, secondo un andamento che risulterebbe coerente con l’andamento dei principali saldi di finanza pubblica.

A fronte di un aumento della spesa netta di circa 1,5% all’anno, l’Italia si impegna a rientrare dal deficit oltre la soglia del Patto di Stabilità e Crescita (nel 2023, il tasso di deficit si è attestato sul 7,4%) riportandosi sotto la soglia del 3% entro il 2026.

Nelle previsioni del Governo, tale obiettivo sarà raggiunto attraverso una politica fiscale prudente e con tagli di spesa che consentiranno la riduzione del fabbisogno della macchina statale.

Dopo il 2026, il percorso proposto consentirà di garantire la stabilità del debito pubblico italiano, permettendo alla finanza pubblica di affrontare con maggiore efficacia le sfide future.

Per quanto riguarda le riforme, il testo presentato prosegue il percorso intrapreso con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un focus maggiore su pubblica amministrazione, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, compliance fiscale.

All’interno del Piano, il Governo ha già individuato, preventivamente, una serie di riforme e di investimenti da attuare al fine di richiedere l’estensione da 4 a 7 anni.

In sostanza, il PSB presentato dall’Italia poggia su due diversi pilastri:

  • la definizione del percorso della spesa netta aggregata;

  • un piano di riforme e di investimenti funzionali a richiedere l’eventuale proroga di 3 anni per il raggiungimento degli obiettivi economici.


La riforma delle regole di bilancio europee non ha modificato la disciplina relativa al Documento programmatico di bilancio (DPB), che dovrà essere presentato all’Europa entro il 15 ottobre di ciascun anno. Il DPB, che contiene sia gli aggiornamenti delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, sia i principali ambiti di intervento della manovra di bilancio, dovrà garantire la compatibilità con il percorso di spesa netta indicato nel Piano strutturale di bilancio.

In attesa di rivedere la normativa contabile nazionale per renderla coerente con le nuove regole di bilancio europee, la definizione e la successiva approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2025 seguirà le procedure previste dalla legislazione vigente.

 

Il mutato quadro di programmazione economica

È ancora troppo presto per valutare l’effettivo impatto del nuovo Patto di Stabilità e Crescita e sarà certamente necessario aspettare di capire come gli obiettivi previsti dal Governo nel PSB verranno declinati nella politica di bilancio dei prossimi anni.

Sicuramente, il nuovo Patto di Stabilità e Crescita ha riportato, dopo il periodo Covid, gli Stati membri a uno stretto rigore in materia di contabilità e politiche di spesa, svincolando i Paesi dalla possibilità di scostamenti annuali in materia di politiche di spesa, con l’introduzione di una programmazione su base quinquennale attraverso il Piano Strutturale di medio termine.

Una importante novità è quella della spesa aggregata netta che, auspicabilmente, nel futuro potrà essere riformata per escludere dal computo (oltre agli interessi passivi sul debito come accade oggi) alcune spese che seppur in deficit, siano necessarie per il raggiungimento di obiettivi di più ampio respiro.

In sostanza, è evidente come la politica di bilancio europea sia sempre più lontana dalla possibilità di gestione autonoma da parte degli Stati, ma risenta di una programmazione vincolata e sovrannazionale, adesso anche su base non più annuale, ma secondo un orizzonte di medio periodo.