Cambiamenti climatici e pandemie: nuove sfide per l’umanità

di Ylenia Nicolini

“Il Cambiamento Climatico rappresenta la più grande minaccia del XXI secolo per la salute globale” (OMS, 2003)


 

“Per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C saranno necessari cambiamenti rapidi, di vasta portata e senza precedenti in tutti gli aspetti della società”; è ciò che è emerso, nell’ottobre 2018, dal rapporto speciale dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) sugli effetti del riscaldamento globale di 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali e delle emissioni di gas serra. Perché la soglia-limite di aumento posta dagli esperti del clima è pari a 1,5 °C? Perché limitando la crescita delle temperature a 1,5 °C, alcune conseguenze irreversibili del cambiamento climatico dell’epoca in cui viviamo, l’Antropocene, potrebbero essere evitate. 

Il concetto di “Antropocene”, coniato negli anni 2000, identifica l’uomo come un agente geologico, in grado cioè di plasmare profondamente la Terra su cui vive. L’impatto degli esseri umani sull’ambiente avrebbe raggiunto livelli tali da giustificare la denominazione di una nuova epoca planetaria, l’Antropocene appunto. Ma quando ha avuto inizio questo aumento esponenziale delle temperature innescato dalle attività umane?

Fu l’avvento della Rivoluzione Industriale, iniziata a metà del XVIII secolo, a rappresentare un cambiamento epocale per l’umanità. I dati evidenziano infatti che a partire dal 1751 sono stati emessi, nel complesso, oltre 1,5 trilioni di tonnellate di CO2, che hanno contribuito ad innalzare di oltre 1°C le temperature globali. Eppure, i cambiamenti senza precedenti sono avvenuti dalla metà del ventesimo secolo: la prosperità e i grandi progressi tecnologici che hanno caratterizzato la seconda metà del secolo, infatti, sono stati i principali motori delle emissioni di CO2. Quali sarebbero gli effetti catastrofici di un ulteriore rilascio umano prolungato di gas a effetto serra, ragione principale dell’aumento delle temperature?

Tra le principali conseguenze si osserverebbe un significativo innalzamento del livello del mare, le popolazioni sarebbero indotte a migrare e si assisterebbe ad eventi climatici sempre più estremi (tempeste, siccità, inondazioni, ondate di calore e incendi boschivi). In verità, a giudicare da alcuni degli eventi climatici avvenuti di recente, mutamenti significativi del clima si stanno già verificando proprio sotto i nostri occhi. Per esempio, l’Artico si sta riscaldando ad una velocità tre volte superiore rispetto a quella del resto del mondo (Figura 1a); i recenti incendi siberiani, nell’arco dei soli mesi di giugno e luglio 2020, hanno rilasciato oltre 150 milioni di mega tonnellate (Mt) di emissioni di carbonio, contribuendo ulteriormente al riscaldamento del Polo Nord. A livello globale, inoltre, in concomitanza con gravi siccità e ondate di calore, gli incendi stanno assumendo comportamenti sempre più violenti ed estremi che interessano diverse zone del pianeta tra cui il Brasile (Figura 1b), il Nord America occidentale, l’Europa meridionale e varie parti dell’Africa.

 

Figura 1.

a) Scioglimento dei ghiacci artici.


b) Incendio in un’area forestale del Pantanal (Brasile); nel 2020 questa regione ha subito la peggiore siccità e gli incendi più gravi della sua storia.

Nonostante gli oceani possano assumere circa il 25% delle emissioni annuali di CO2 prodotta dalle attività umane, fungendo da ammortizzatore contro i cambiamenti climatici, al loro interno la CO2 reagisce con l’acqua di mare; tale reazione genera acido carbonico che, riducendo il pH acquatico, provoca l’acidificazione degli oceani con conseguenze sugli organismi e sugli ecosistemi marini. Questi processi, globalmente, si intersecano innescando un effetto a cascata che mina l’integrità ecologica degli ecosistemi, di cui anche l’uomo è parte. 

Come accennato in precedenza, l’instabilità climatica, i cui effetti si ripercuotono sull’equilibrio degli ecosistemi, può favorire l’espansione degli agenti patogeni, la diffusione di nuove malattie infettive sensibili al clima e l’insorgenza di potenziali epidemie (Figura 2).

 



Figura 2. Illustrazione raffigurante il ciclo instauratosi tra il cambiamento climatico e l’insorgenza di zoonosi/pandemie come la COVID-19.

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, comparso a fine 2019 a Wuhan (Cina), ha colpito un mondo già reso vulnerabile dagli effetti del cambiamento climatico, dallo sfruttamento eccessivo delle risorse, dalla produzione e consumo insostenibili, dalle disuguaglianze sociali, dalla perdita di biodiversità ecc. Per rispondere a queste sfide sarà quindi necessario trasformare la struttura sociale, economica e produttiva a livello globale per perseguire uno sviluppo sostenibile, atto a garantire una crescita armonica e responsabile dell’economia, nel rispetto della società e dell’ambiente.

 

Sitografia:

Ministero della transizione ecologica

WWF

Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (cmcc)

Ipcc Special Report Global Warming Of 1,5 °C

CAMBIAMENTI CLIMATICI: “1,5°C: la strada per contenere il riscaldamento del Pianeta” (video)

La grande sfida scientifica dell’Antropocene (video)

 

Bibliografia:

El Hamichi, S., et al.,. “Pandemics, climate change, and the eye”, Graefes Arch Clin Exp Ophthalmol, 258, 2597–2601, 2020.

Marshman, J., et al., “Anthropocene crisis: climate change, pollinators, and food security”, Environments, 6(2), 22, 2019.

McMahon, B. J., et al., “Ecosystem change and zoonoses in the Anthropocene”, Zoonoses and public health, 65(7), 755-765, 2018.

McNeely, J. A., “Nature and COVID-19: The pandemic, the environment, and the way ahead”. Ambio, 1-15, 2021.