Coding e disegno digitale: nuovi strumenti per potenziare la didattica della tecnologia

Obiettivi


La didattica digitale ha rappresentato una risorsa preziosa durante l’emergenza pandemica. Come utilizzarla ora in modo efficace ed integrato alla didattica in presenza? 

Gli autori del corso STEAM GENERATION, novità 2023 di Mondadori Education, mostreranno alcune proposte operative pensate per inserirsi facilmente nella programmazione di tecnologia e di disegno.

 

Relatori


Nadia Brunetto Valter Bruno, a lungo docenti di tecnologia nella scuola secondaria di primo grado, hanno curato per alcuni anni materiali didattici per l’insegnamento della tecnologia prima di pubblicare per Mondadori Education una serie di manuali di successo, ultimo tra i quali STEAM generation novità editoriale 2023 per Le Monnier Scuola.

 

Moderatrice


Manuela Longo, Redazione Umanistica Scuola Secondaria di Primo Grado Mondadori Education

 

Dal nostro Catalogo

STEAM GENERATION

di Valter Bruno, Nadia Brunetto


Un manuale di Tecnologia, aggiornato e compatto, con coding e didattica inclusiva integrati e materiali dedicati allo STEAM
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STEAM: l’interdisciplinarità in tecnologia come chiave per coinvolgere tutta la classe

Obiettivi


Lavorare in ottica STEAM consente di promuovere la cultura scientifica e la parità di genere. La tecnologia in particolare si candida a essere disciplina cerniera rispetto alle altre discipline scientifiche.

A partire dai laboratori presenti nel corso STEAM GENERATION, novità 2023 di Mondadori Education, gli autori mostreranno alcune soluzioni didattiche semplici, motivanti e adatte ai tempi e al livello della scuola secondaria di primo grado.

 

Relatori


Nadia Brunetto Valter Bruno, a lungo docenti di tecnologia nella scuola secondaria di primo grado, hanno curato per alcuni anni materiali didattici per l’insegnamento della tecnologia prima di pubblicare per Mondadori Education una serie di manuali di successo, ultimo tra i quali STEAM generation novità editoriale 2023 per Le Monnier Scuola.

 

Moderatrice


Elisabetta Rolla, Redazione Umanistica Scuola Secondaria di Primo Grado Mondadori Education

 

Dal nostro Catalogo

STEAM GENERATION

di Valter Bruno, Nadia Brunetto


Un manuale di Tecnologia, aggiornato e compatto, con coding e didattica inclusiva integrati e materiali dedicati allo STEAM
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Insegnare Disegno attraverso l’osservazione e la rappresentazione della realtà

Obiettivi


Lavorare su oggetti e luoghi reali attraverso esperienze concrete può rappresentare una agevolazione nella comprensione delle tecniche di rappresentazione del disegno e un avviamento alla loro applicazione.

A partire dalle attività presenti nel corso STEAM GENERATION, novità 2023 di Mondadori Education, gli autori presenteranno soluzioni didattiche graduali e diversificate, adatte a tutti i livelli di apprendimento.

 

Relatori


Nadia Brunetto Valter Bruno, a lungo docenti di tecnologia nella scuola secondaria di primo grado, hanno curato per alcuni anni materiali didattici per l’insegnamento della tecnologia prima di pubblicare per Mondadori Education una serie di manuali di successo, ultimo tra i quali STEAM generation novità editoriale 2023 per Le Monnier Scuola.

 

Moderatrice


Manuela Longo, Redazione Umanistica Scuola Secondaria di Primo Grado Mondadori Education

 

Dal nostro Catalogo

STEAM GENERATION

di Valter Bruno, Nadia Brunetto


Un manuale di Tecnologia, aggiornato e compatto, con coding e didattica inclusiva integrati e materiali dedicati allo STEAM
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La guerra del Pacifico. Il ruolo dell’Asia orientale nelle dinamiche della seconda guerra mondiale

Gli obiettivi


Nonostante la centralità della regione dell’Asia-Pacifico all’interno del secondo conflitto mondiale, molto spesso, nel contesto europeo, il racconto della guerra si concentra sugli avvenimenti del teatro continentale, relegando così le vicende asiatiche ad un ruolo residuale. In realtà, uno sguardo attento alle dinamiche che hanno caratterizzato questa regione durante tutta la prima parte del XX secolo mostra come le tensioni e le conflittualità emerse nei decenni precedenti allo scoppio del conflitto siano state fondamentali nell’indirizzare lo sviluppo della guerra: prima dell’invasione della Polonia, nel settembre 1939, in Asia la guerra era già diventata una realtà, con lo scoppio del conflitto sino-giapponese nel 1937; inoltre, fu l’attacco giapponese a Pearl Harbor a spingere gli Stati Uniti verso l’ingresso in guerra, un evento che cambierà radicalmente l’andamento delle ostilità; infine, la sconfitta del Giappone e la sua resa incondizionata nell’agosto 1945 chiuderanno definitivamente la guerra. L’obiettivo di questa lezione è quindi quello di riportare l’Asia al centro delle tragiche dinamiche che hanno caratterizzato il XX secolo, ripercorrendo gli sviluppi che hanno portato prima alla destabilizzazione della situazione nel continente, negli anni che precedono lo scoppio del conflitto, e poi all’apertura delle ostilità, esaminando il ruolo dell’imperialismo giapponese e le sue conseguenze sui Paesi vicini, soprattutto Cina e Corea, e infine analizzando le conseguenze della fine della guerra e i nuovi equilibri in Asia orientale e a livello globale.

Si parlerà di:

  • Un nuovo ordine internazionale in Asia orientale a cavallo fra il XIX e XX secolo. L’arrivo delle potenze imperialiste occidentali in Asia orientale, nel corso del XIX secolo, sconvolge gli equilibri esistenti fondati sul ruolo centrale dell’Impero cinese e forza tutti i principali Paesi dell’area ad adattarsi alla nuova situazione, creando le condizioni per l’emergere di instabilità, tensioni e nuove ambizioni che daranno vita a tragici conflitti.

  • Il Giappone imperialista in Asia orientale. Sulla spinta della modernizzazione di stampo occidentale, il Giappone si afferma come la nuova principale potenza in Asia orientale, a partire dal XX secolo, iniziando a mettere in pratica le proprie ambizioni imperialiste nella regione, come nel caso della colonizzazione della Corea.

  • La strada verso la guerra: l’invasione giapponese della Cina. A partire dagli anni Trenta il Giappone, guidato da un regime sempre più autoritario e militarista, si imbarca nel suo progetto di invasione di una Cina oramai in crisi, iniziando con la conquista della Manciuria (1931) e proseguendo poi con la seconda guerra sino-giapponese (1937).

  • Come la guerra inizia in Asia: 1937-1940. Mentre il Giappone si lega sempre più ai regimi nazifascisti, le altre potenze sostengono lo sforzo bellico cinese contro l’invasione, in una dinamica che rispecchierà quella del conflitto in Europa; non appena la guerra si sposta anche su quel teatro, il Giappone inizia la propria espansione nel sudest asiatico.

  • L’attacco a Pearl Harbor e lo scontro fra Giappone e Stati Uniti. Il 7 dicembre 1941 le forze giapponesi attaccano la flotta americana a Pearl Harbor, spingendo gli Stati Uniti ad entrare in guerra: è l’inizio dello scontro che cambia il corso del conflitto e che porterà alla sconfitta definitiva del Giappone imperialista.

  • La guerra finisce in Asia: le bombe atomiche, l’ingresso dell’URSS e la resa incondizionata del Giappone. Dopo un’iniziale serie di successi giapponesi, già dal 1942 le forze statunitensi iniziano la riconquista dei territori dell’Asia-Pacifico e stringono sempre di più la presa sul Giappone. Tuttavia, sarà soltanto con l’ingresso dell’Unione Sovietica nel conflitto in Asia e con le due bombe atomiche che Tokyo si piegherà alla resa incondizionata, il 15 agosto 1945.

  • Le conseguenze della guerra del Pacifico in Asia orientale. La fine della guerra del Pacifico e il crollo del Giappone imperialista rivoluzionano completamente gli equilibri di potere in Asia orientale dando avvio ad una nuova fase, che sarà caratterizzata dalla contrapposizione fra Stati Uniti e Unione Sovietica, dalla presa del potere del Partito comunista in Cina, dalla divisione della penisola coreana e dal processo di decolonizzazione in Asia sudorientale.



Relatore


Marco Milani è docente di Storia e Istituzioni dell’Asia presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. In precedenza ha ricoperto incarichi di ricerca e insegnamento presso la University of Sheffield, la University of Southern California e la Hankuk University of Foreign Studies. Si occupa di storia della Corea contemporanea, storia e relazioni internazionali dell’Asia orientale, politica estera della Corea del Nord e del Sud, relazioni inter-coreane e produzione culturale nella Corea contemporanea.

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

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ASIA

Antonio Fiori, Marco Milani, Andrea Passeri


Alla metà dell’Ottocento la maggior parte dei paesi asiatici fu costretta dall’arrivo delle potenze occidentali, in cerca di risorse e nuovi mercati, ad aprirsi, mettendo così fine a un lungo periodo di sostanziale isolamento. A partire da quel momento, l’Asia è stata al centro di una serie di processi – guerre, rivoluzioni, occupazioni, industrializzazione – che hanno portato il continente ad assumere progressivamente un ruolo di assoluta centralità nel quadro politico ed economico contemporaneo. Muovendosi attraverso un orizzonte temporale lungo poco meno di due secoli, il volume ripercorre le principali tappe che hanno segnato le sorti di Cina, India, Corea, Giappone e Paesi del sudest asiatico, sia dal punto di vista interno sia da quello internazionale.
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Il frutto avvelenato. Il vincolo europeo e la critica all’Europa

Gli obiettivi


Sin dalla loro fondazione avvenuta negli anni Cinquanta, ampi settori della classe dirigente italiana videro nelle Comunità Europee un «vincolo» utile a disciplinare un Paese incapace di governarsi da solo. Il vincolo europeo può quindi essere considerato un elemento fondativo (insieme ad altri, naturalmente) del nostro europeismo. Esso è comunque rimasto a lungo marginale nel dibattito pubblico sull’Europa. È stato il trattato di Maastricht, con l’enfasi posta sui criteri da rispettare per entrare nell’Unione economica e monetaria, a trasformarlo in tema chiave della narrazione pubblica sull’Europa. Sottesa al vincolo europeo, però, è l’idea che l’Europa sia «altro da noi». Il frutto avvelenato si è rivelato con l’ondata euroscettica suscitata dalle recenti crisi economiche e finanziarie e con le difficoltà incontrate dall’UE nel difendere le economie dei suoi Stati. La presunta alterità di Bruxelles ha fornito agli antieuropeisti un argomento per reclamare il recupero della sovranità nazionale. La lezione ripercorrerà l’evoluzione storica della nozione di vincolo europeo e il processo che ha condotto alla sua metamorfosi in contro-narrazione euroscettica.

Si parlerà di:

  • L’europeismo culla dell’antieuropeismo. La prima parte della lezione metterà in luce il rapporto che esiste tra l’europeismo e il suo opposto. In effetti, per trovare le origini e lo sviluppo dell’euroscetticismo italiano, prima ancora che nell’antieuropeismo ideologico o in quelli che un tempo erano tutto sommato poco influenti ambienti nazionalisti, è necessario cercare nell’europeismo nostrano, nei suoi limiti e nelle sue incongruenze. 

  • Tra tecnocrazia e politica: le origini del vincolo europeo. Generalmente, il vincolo europeo è considerato un concetto di conio tecnocratico, forgiato in particolare dagli ambienti della Banca d’Italia. La partecipazione alla CEE sarebbe servita a ‘imbrigliare’ una classe politica incapace di governare il Paese, obbligandola a aderire alle regole europee. In realtà, sin dagli anni Cinquanta molti esponenti politici, spesso di primo piano, contribuirono all’elaborazione e all’applicazione del vincolo europeo. 

  • Il vincolo europeo alla prova: la congiuntura economica del 1963-1964 e i primi progetti di integrazione monetaria. Fino alla nascita dell’Unione Europea nel 1992, il vincolo europeo è rimasto un concetto abbastanza periferico nel dibattito pubblico sulla partecipazione dell’Italia alla CEE. Vi sono nondimeno alcune eccezioni rilevanti, come la crisi economica del 1963-1964 e il confronto politico sulla partecipazione dell’Italia ai primi progetti di integrazione monetaria avanzati negli anni Settanta del secolo scorso. 

  • Il trattato di Maastricht e la trasformazione del vincolo europeo in «narrazione europeista». Il trattato di Maastricht, con la sua enfasi sulla disciplina di bilancio e sui rigidi criteri da rispettare per entrare nella zona euro, ha favorito l’idea dell’Europa come fonte di disciplina per l’Italia. Il vincolo diventa l’interpretazione prevalente del nostro rapporto con l’UE. Quest’ultima può così dispiegare pienamente la funzione pedagogica ed ortopedica attribuitale dalla classe dirigente, ovvero può i) insegnare agli italiani cosa fare e ii) correggere i loro difetti. 

  • Da narrazione a contro-narrazione: il vincolo e l’Europa «altro da noi». Il vincolo europeo ha abituato gli italiani alla alterità dell’Europa, portato inevitabile di una concezione che, affermando l’inettitudine degli italiani a governarsi da soli, ne enfatizza la diversità e quindi la separatezza rispetto agli altri popoli europei. Questa implicazione si trasforma in un corto circuito dannoso per le fortune dell’europeismo quando le istituzioni comuni entrano in crisi e non riescono a concretizzare le aspettative di crescita, benessere e stabilità che sono state loro associate. L’alterità dell’Europa, presupposto logico della sua funzione educatrice e pedagogica, si trasforma in estraneazione – viatico alla tematizzazione della nostra partecipazione all’Unione come dannosa per gli interessi nazionali



Relatore


Daniele Pasquinucci è professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali e Cattedra Jean Monnet in Storia dell’integrazione europea nel Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena. Dal 2021 è membro del Consiglio direttivo della Società italiana di Storia internazionale. Tra le sue pubblicazioni più recenti vi sono la curatela, con Mark Gilbert, del volume Euroscepticisms. The Historical Roots of a Political Challenge (Boston-Leiden, Brill, 2020) e la monografia ll frutto avvelenato. Il vincolo europeo e la critica all’Europa (Milano-Firenze, Mondadori-Le Monnier, 2022).

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

Dal nostro Catalogo

IL FRUTTO AVVELENATO

Daniele Pasquinucci


Le ragioni che negli anni Cinquanta spinsero l’Italia a aderire alla Comunità Europea sono riassumibili nella volontà di partecipare a un processo volto a promuovere pace, sviluppo e modernizzazione. Ma sin da allora ampi settori della classe dirigente videro nella Comunità un attore esterno necessario per disciplinare un Paese incapace di governarsi da solo. La nozione di vincolo europeo, comunque, è rimasta a lungo sottotraccia. È stato il trattato di Maastricht, con l’enfasi posta sui criteri da rispettare per entrare nell’euro, a farne un tema chiave della narrazione pubblica sull’Europa. Sottesa al vincolo europeo, però, è l’idea che l’Europa sia ‘altro da noi’. Il frutto avvelenato si è rivelato con l’ondata euroscettica suscitata dalle recenti crisi economiche e finanziarie e dalle difficoltà incontrate dall’UE nel difendere le economie dei suoi Stati. La presunta alterità di Bruxelles ha fornito agli antieuropeisti un argomento per reclamare il recupero della sovranità nazionale. Una narrazione europeista si è trasformata in contro-narrazione euroscettica.
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Musica: formazione storico-musicale e inclusione

Obiettivi


L’incontro nasce con l’obiettivo di fornire spunti e suggerimenti per l’utilizzo di contenuti storico-musicali atti a stimolare l’interesse di tutti rispetto alle tematiche culturali e sociali della contemporaneità.

A questo proposito, verranno approfonditi i seguenti temi:

  • utilità della formazione storico-musicale e culturale

  • il passato e il presente a confronto: contraddizioni, valori e riflessioni; 

  • come adattare il manuale alle esigenze dell’inclusione attraverso la formazione storico-musicale.


Relatori


Claudia Galli, musicologa e didatta. Ha insegnato materie musicali nei diversi segmenti della formazione (dalla scuola secondaria alla specialistica in Conservatorio). L'attività di ricerca storico-musicale si concentra in particolare sulla produzione compositiva femminile nella tradizione colta. Da molti anni collabora come autrice con il gruppo editoriale Mondadori Education.

Maurizio Fasoli, pianista e didatta. Insegna attualmente presso il Liceo musicale, dopo essere stato docente nella Scuola Secondaria di Primo Grado e nella scuola media a indirizzo musicale. Svolge attività concertistica in numerose formazioni da camera, come direttore di ensemble strumentali e in collaborazione con formazioni corali e orchestrali. Collabora come autore con il gruppo editoriale Mondadori Education.

 

Moderatrice


Manuela Longo, Redazione Umanistica Scuola Secondaria di Primo Grado Mondadori Education

 

Dal nostro Catalogo

MUSICA PER TE PER TUTTI

di Claudia Galli, Maurizio Fasoli


Un corso di musica per la Scuola secondaria di primo grado, compatto, inclusivo, con un approccio interdisciplinare alla storia della musica ed un metodo pensato per suonare subito semplici brani conosciuti
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Il Vietnam: la guerra che non poteva essere vinta

Gli obiettivi


La guerra del Vietnam è stato un conflitto lungo, enormemente dispendioso e altamente divisivo, destinato a diventare il confronto militare simbolo del secondo Novecento. Essa vide la contrapposizione tra le forze comuniste capeggiate dal leader politico H Chí Minh, al Nord, e quelle che, invece, al Sud – dove era stato instaurato un regime anti-comunista guidato da Ngô Ðinh Dim e sostenuto dagli Stati Uniti – desideravano costruire un Paese caratterizzato da profondi legami culturali ed economici con l’Occidente. Il conflitto, intensificatosi a causa del confronto bipolare tra gli Stati Uniti (principale alleato del Vietnam del Sud) e l’Unione Sovietica, costò la vita a più di tre milioni di persone, delle quali più della metà civili vietnamiti.

Si parlerà di:

  • Alle origini del conflitto. Dopo la sconfitta dei nipponici, i francesi intervengono a supporto dell’imperatore Bo Đi a Saigon contro le forze comuniste del Vit Minh nel Nord; vittoria di H Chí Minh nella storica battaglia di Đin Biên Ph; divisione del Paese; Ngô Ðinh Dim, nel 1955, detronizza Bo Đi e diviene presidente della Repubblica del Vietnam.

  • Intervento americano in Vietnam. Preoccupato dal fatto che il conflitto in Vietnam potesse condurre all’espansione del comunismo nel sudest dell’Asia (la teoria del domino), Kennedy decise per un appoggio più concreto da parte degli americani; l’«incidente del Golfo del Tonchino» (1964) porta a bombardamenti a tappeto ai danni di Vietnam e Laos; nel 1965 gli americani fanno pieno ingresso nel conflitto; in quegli anni fanno la loro comparsa in America i movimenti di protesta contro la guerra.

  • L’offensiva del Têt e il massacro di M Lai. Al principio del 1968, il generale Võ Nguyên Giáp lancia l’offensiva del Têt; le drammatiche notizie che arrivano dal fronte convincono Johnson a cercare una distensione: apertura dei negoziati di pace a Parigi e successivo stallo; successo elettorale di Nixon; rivelazioni sul massacro di M Lai (1968) e crescente opposizione alla guerra da parte dell’opinione pubblica americana. Invasione Cambogia e Laos.

  • I «Pentagon Papers». Pubblicazione dell’indagine del «New York Times» (1971) sulle modalità di gestione della guerra da parte dell’amministrazione Nixon e come ciò avesse contribuito a incancrenire il conflitto.

  • Fine della guerra. Accordo di pace del gennaio 1973 e successiva conquista di Sài Gòn, ribattezzata H Chí Minh City (1975). Unificazione del Paese (1976) con il nome di Repubblica Socialista del Vietnam; effetti economici, sociali e psicologici del conflitto sugli Stati Uniti.



Relatore


Antonio Fiori è Professore Associato di Storia e Istituzioni dell’Asia all’Università di Bologna e da più di un decennio insegna come Adjunct Professor in diversi atenei sudcoreani. Gli interessi di ricerca sono rivolti in particolare alle relazioni inter-coreane, alla politica estera della Repubblica Democratica Popolare di Corea e della Repubblica Popolare Cinese. È tra i fondatori dell’Asia Institute, che ha sede a Bologna, e di cui è attualmente Presidente. Autore di diversi libri, con Mondadori Education ha pubblicato Asia. Storia, Istituzioni e Relazioni Internazionali (Le Monnier) e Il Nido del Falco. Mondo e Potere in Corea del Nord (Le Monnier).

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

Dal nostro Catalogo

ASIA

Antonio Fiori, Marco Milani, Andrea Passeri


Alla metà dell’Ottocento la maggior parte dei paesi asiatici fu costretta dall’arrivo delle potenze occidentali, in cerca di risorse e nuovi mercati, ad aprirsi, mettendo così fine a un lungo periodo di sostanziale isolamento. A partire da quel momento, l’Asia è stata al centro di una serie di processi – guerre, rivoluzioni, occupazioni, industrializzazione – che hanno portato il continente ad assumere progressivamente un ruolo di assoluta centralità nel quadro politico ed economico contemporaneo. Muovendosi attraverso un orizzonte temporale lungo poco meno di due secoli, il volume ripercorre le principali tappe che hanno segnato le sorti di Cina, India, Corea, Giappone e Paesi del sudest asiatico, sia dal punto di vista interno sia da quello internazionale.
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IL NIDO DEL FALCO

Antonio Fiori


Ciò che comunemente viene alla mente quando si pensa alla Repubblica Democratica Popolare di Corea, meglio nota come Corea del Nord, è l’immagine di un paese poverissimo, isolato e controllato da un regime sanguinario, violento, senza scrupoli e, soprattutto, irrazionale nei suoi comportamenti. Tale prospettiva risulta, però, estremamente semplificatoria di una realtà molto più difficile da comprendere nelle sue molteplici sfaccettature e, soprattutto, non tiene conto delle ragioni che hanno dato origine ai comportamenti del regime nordcoreano. In questo volume si rigetta l’idea che la Corea del Nord sia un «provocatore irrazionale»; di contro, concentrandosi sull’evoluzione storica della politica estera degli ultimi cinquant’anni, si assume una duplice prospettiva: quella della percezione della «minaccia esterna», che ha generato le ricorrenti provocazioni da parte di P'yŏngyang, e quella della «minaccia interna», rappresentata dall’incertezza creata dalla successione alla leadership del paese.
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Afghanistan: dal Grande Gioco ai Nuovi Grandi Giochi

Gli obiettivi


Il disimpegno occidentale dall’Afghanistan che ha riportato i talebani al potere nell’agosto del 2021 ha aperto nuovi spazi di manovra per le potenze regionali. Ripercorrere la storia del Paese dal Grande Gioco che nell’Ottocento contrappose Gran Bretagna e Russia ai «Nuovi Grandi Giochi» che si intersecano oggi nella regione ci permette di capire i motivi della centralità geostrategica dell’Afghanistan e il modo in cui le ingerenze esterne hanno plasmato la storia di questo Paese.

Si parlerà di:

  • L’Afghanistan durante il Grande Gioco. Si ripercorreranno gli eventi che hanno interessato l’Afghanistan nel corso dell’Ottocento, con particolare attenzione al tentativo da parte britannica di trasformare il Paese in uno Stato cuscinetto in funzione anti-russa.

  • L’indipendenza e le riforme di Amanullah. Si descriverà l’ammodernamento del Paese tra fine Ottocento e gli anni Venti del Novecento, quando l’Afghanistan ottiene la piena indipendenza.

  • Gli anni Cinquanta-Settanta: l’influenza sovietica e dei Fratelli Musulmani. Si analizzerà la trasformazione della società urbana afghana tra gli anni Cinquanta e Settanta, con particolare attenzione all’influenza esercitata sulle classi medio-alte dal modello sovietico e dall’islam politico.

  • L’occupazione sovietica (1979-1988). Si illustreranno gli effetti dell’occupazione sovietica e del sostegno dell’Occidente e dell’Arabia Saudita sulla società afghana.

  • La guerra civile, i Talebani e le ingerenze regionali. Il tema centrale sarà l’ingerenza da parte delle potenze regionali in Afghanistan dopo il ritiro sovietico, a favore dei talebani o dell’opposizione.

  • La lunga guerra (2001-2021) e il ritorno al potere dei Talebani. Si ripercorreranno l’intervento militare e la ricostruzione politico-istituzionale iniziati nel 2001, dopo gli attentati di New York, e il ruolo ricoperto dalle potenze regionali prima e dopo il disimpegno occidentale, che inizia nel 2011 e porta dieci anni dopo alla nascita del secondo emirato talebano.



Relatrice


Elisa Giunchi è professoressa ordinaria presso l’Università degli studi di Milano, dove tiene diversi corsi sulla storia dell’Asia e del Medio Oriente. Le sue ricerche riguardano soprattutto il Pakistan e l’Afghanistan. Su quest’ultimo Paese ha recentemente pubblicato Afghanistan: da una confederazione tribale alle crisi contemporanee (Carocci, 2021) e Il pashtun armato: la diffusione di armi in Afghanistan e il declino dell’impero britannico (1880-1914) (Mondadori Education, 2021, premio nazionale Corsena 2022 per la saggistica storica). È nel comitato direttivo della «Rivista italiana di storia contemporanea» e di «Storia delle donne», ed è vice-direttrice della rivista accademica «Nuovi autoritarismi e democrazie (NAD)»; partecipa di frequente a conferenze scientifiche, a trasmissioni radiofoniche e televisive e a incontri di divulgazione.

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

Dal nostro Catalogo

IL PASHTUN ARMATO

Elisa Giunchi


Sul finire dell'Ottocento la crescente rivalità intra-europea e la sua proiezione verso l'esterno stimolarono la produzione e il perfezionamento delle armi da fuoco. Mentre l'Europa si riarmava, aumentava il traffico di armi fuori dall'Europa attraverso canali legali e illegali che coinvolgevano funzionari consolari, trafficanti e collaboratori locali. Una delle regioni maggiormente interessate dalla proliferazione di armi di inizio Novecento era l'Afghanistan meridionale, alle porte dell'India britannica. Quest'area ricopriva, insieme al Golfo Persico, un'importanza cruciale per la potenza inglese, che iniziava allora a percepire i primi segni di un declino che diventerà via via più pronunciato. Il volume ricostruisce gli snodi principali del processo che portò alla militarizzazione dell'Afghanistan e i motivi per cui la diffusione di armi sulla «Frontiera» assunse agli occhi degli inglesi contorni allarmanti, tanto da divenire uno dei principali problemi che le autorità di Londra e Calcutta si trovarono ad affrontare nella regione nei decenni che precedettero la Prima guerra mondiale.
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Gorbačëv e il collasso dell’Unione Sovietica

Gli obiettivi


La fine dell’Unione Sovietica è una questione storiografica ancora aperta e oggetto di dibattito tra gli storici. Perché e come è crollato il sistema politico, nato con la Rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917, sono domande che riguardano un passaggio fondamentale della storia del Novecento, non senza ripercussioni fino al nostro presente. La figura di Michail Sergeevič Gorbačëv, oggetto di giudizi storiografici contrastanti, si pone al centro del processo che ha condotto alla dissoluzione dello Stato sovietico. La politica di riforma dell’URSS da lui avviata, la perestrojka, è stata un ultimo tentativo di salvare il sistema o la causa del suo collasso? E nel determinare il crollo dello Stato comunista quale è stato il ruolo dell’inefficienza sistemica dell’economia socialista? Quale quello del fattore nazionale e delle difficili relazioni tra centro e periferia?

Si parlerà di:

  • L’Unione Sovietica alla metà degli anni Ottanta. Verrà presentato il periodo precedente all’ascesa di Gorbačëv: il percorso dell’Urss dopo Stalin infatti si è snodato attraverso tentativi riformisti e resistenze conservatrici; l’invasione sovietica dell’Afghanistan ha segnato l’inizio di un’aspra fase del confronto bipolare, mentre la dirigenza sovietica, negli ultimi anni di Brežnev e quindi con la leadership di Andropov e poi di Černenko, mostrava un certo affanno nel gestire un sistema che mostrava segni di crisi.

  • Un giovane leader comunista: Gorbačëv. Si ricostruirà il contesto nel quale è avvenuta l’elezione di Gorbačëv alla carica di segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS). 

  • Perestrojka e glasnost’. Si esporrà il programma di riforme lanciato da Gorbačëv tra innovazioni, contraddizioni, speranze ed errori. Gli effetti salienti del programma sono stati la glasnost’ e il travagliato processo di apertura del sistema politico, l’inizio di nuovo dibattito nella società sovietica e il convulso processo di riforma politica del sistema che ne è derivato.

  • Una nuova distensione internazionale. Si farà un quadro del rapporto tra Urss e Stati Uniti. Si descriveranno inoltre il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan e il progetto della Casa comune europea.

  • Il crollo del muro di Berlino. Si ricostruirà la presenza del blocco sovietico in Europa centro-orientale dalla primavera di Praga alla crisi polacca degli anni Ottanta. Verranno discussi anche gli effetti della perestrojka su Paesi socialisti, la politica di Mosca verso i Paesi del patto di Varsavia, gli accadimenti dell’Ottantanove e il crollo dei regimi socialisti, la fine della guerra fredda.

  • L’impero vacilla. Si farà un quadro dei fattori di crisi dell’Unione Sovietica, a cominciare dalle fragilità politiche e dalla crisi economica, fino alla questione nazionale e al problema dell’Ucraina.

  • Il collasso dello Stato comunista. Verranno ripercorsi gli eventi che porteranno al crollo dell’Urss: il referendum del marzo 1991 sulla conservazione della Federazione; l’elezione di El’cin alla presidenza della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa; i negoziati per un nuovo trattato dell’Unione; il golpe dell’agosto 1991; il crollo definitivo dell’Urss e le sue cause.



Relatore


Adriano Roccucci insegna Storia contemporanea presso il Dipartimento di Filosofia Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre. I suoi interessi di ricerca si sono rivolti, tra l’altro, alla crisi dello Stato liberale in Italia dall’età giolittiana all’avvento del fascismo, alla storia russa in età contemporanea, alla politica estera sovietica nei confronti dell’Europa occidentale, al rapporto fra nazione e religione nell’Europa centro-orientale. Tra i suoi studi ricordiamo Roma capitale del nazionalismo 1908-1923 (2001) e Stalin e il patriarca. Chiesa ortodossa e potere sovietico 1917-1958 (2011). È autore, con Lucio Caracciolo, del manuale Storia contemporanea. Dal mondo europeo al mondo senza centro (Le Monnier Università, 2017).

 

Moderatore


Duccio Canestri, Docente e consulente editoriale, Mondadori Education.

 

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STORIA CONTEMPORANEA

Lucio Caracciolo, Adriano Roccucci


Il mondo, divenuto negli ultimi due secoli sempre più interconnesso e interdipendente, è al centro di una ricostruzione originale dell'età contemporanea. Le trasformazioni della società, le evoluzioni dei sistemi politici, le elaborazioni culturali, i processi di modernizzazione sono esaminati nel rapporto ineludibile e costitutivo con le dinamiche geopolitiche e i fenomeni di interazione su scala globale. Dalla considerazione della pluralità di aree geopolitiche, di universi culturali e di itinerari storici che forma la trama del mondo contemporaneo deriva il superamento di una narrazione eurocentrica. Ne risulta arricchita l'intelligenza delle stesse vicende europee, come pure di quelle italiane, collocate nell'opportuna prospettiva mondiale. Questo volume offre un quadro ampio e chiaro di conoscenze e interpretazioni della storia contemporanea, utili a comprendere le vicende del mondo dalla metà dell'Ottocento, segnata dal protagonismo dell'«Europa mondiale», fino ai nostri giorni, caratterizzati da un «mondo senza centro». Un ricco apparato cartografico arricchisce il volume.
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LE CARTE DELLA STORIA

Lucio Caracciolo, Adriano Roccucci


Una ricchissima cartografia, una vasta selezione di fonti e costanti riferimenti interdisciplinari diventano i pilastri di quest'opera e dello studio stesso della Storia
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LIMES

Lucio Caracciolo, Adriano Roccucci


Lucio Caracciolo e Adriano Roccucci danno vita ad un corso di storia interdisciplinare ed inclusivo, pensato appositamente per gli Istituti Tecnici
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Coding e mattoncini nel sussidiario Il mondo che vorrei

Il pensiero computazionale può essere sviluppato in maniera efficace attraverso laboratori che favoriscano la manipolazione, la rappresentazione e la verbalizzazione dei concetti esplorati da parte di bambini e bambine. Nell’incontro analizziamo come questo avviene grazie alle attività STEAM di Coding unplugged proposte da Bricks4Kidz® nella matematica del nuovo sussidiario delle discipline Il mondo che vorrei.

 

Relatrice


Viviana Pinto è laureata in Ingegneria matematica, specializzata in didattica per i ragazzi e le ragazze. Per Bricks4Kidz® è creatrice di contenuti e tutor didattico per i corsi di robotica educativa.
Bricks4Kidz® è un metodo didattico innovativo ed esperienziale che utilizza i mattoncini per insegnare le materie S.T.E.M. - Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica - unendo la teoria alla pratica. Nato negli USA, è utilizzato con successo da oltre 600 centri in 44 Paesi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti come miglior programma educativo per bambini.


Moderatrice


Fabiana Polese, Redazione Scuola Primaria Mondadori Education

 

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