La Giornata della Memoria

a cura di Federica Ciribì

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

legge 20 luglio 2000, n. 211


Quest’anno, in occasione della Giornata della Memoria, vorrei proporvi una riflessione sul ruolo che i monumenti e le opere d’arte prodotti durante i regimi totalitari possono e devono avere nella nostra società.
Questo contributo si inserisce nel dibattito contemporaneo sulla "cancel culture" – l’attitudine contemporanea a distruggere le testimonianze di vicende scomode – e ci invita a chiederci quale sia il modo migliore per confrontarci con i simboli del passato quando il contesto cambia e opere nate per celebrare un’ideologia diventano il ricordo di dolorose pagine della storia.
Attraverso i casi che presenterò, esploreremo tre approcci differenti alla gestione dei simboli fascisti in Italia – la conservazione, la trasformazione e il ripristino – e rifletteremo su quale possa essere la strada migliore per mantenere la memoria del passato e usarla per ammonire le generazioni presenti e future.

 

UN’EREDITÀ DIFFICILE: LUOGHI E SIMBOLI DEL REGIME FASCISTA

Come è noto nel 1938 il regime fascista promulgò in Italia le leggi che nell’arco di 6 anni portarono tanti cittadini italiani ebrei a subire la persecuzione razziale e a morire nei campi di sterminio nazisti. Ci vollero 5 anni di guerra mondiale per arrivare alla sua destituzione, che avvenne nel 1945. Ma intanto, fin dalla salita al potere nel 1919, il regime aveva costruito il suo consenso anche con la costruzione di edifici come tribunali e stazioni, con sistemazioni urbanistiche di aree quali piazze e lungomari e con la realizzazione di monumenti.
La pesante eredità di quel periodo storico ci pone oggi di fronte a domande non semplici: è giusto mantenere quelle opere presenti in tante città italiane, in particolare quelle che contengono messaggi propagandistici espliciti? Bisogna lasciarle intatte, trasformarle, preservarle?
Attraverso il caso concreto di tre opere, proveremo a esplorare diverse, possibili risposte a questa complessa questione.

 

1. Il bassorilievo di Hans Piffrader a Bolzano

Realizzato tra il 1940 e il 1942 dallo scultore altoatesino a servizio del regime fascista Hans Piffrades, il bassorilievo sulla facciata dell'attuale Palazzo degli Uffici Finanziari di Bolzano celebra i “Trionfi del Fascismo”. Composto da 14 scene, rappresenta eventi come la fine della Grande Guerra, la fondazione dei fasci di combattimento e le conquiste coloniali. Al centro, Benito Mussolini è raffigurato a cavallo, simile agli imperatori romani, e in particolare a Ottaviano Augusto, il fondatore dell’Impero Romano, con il braccio alzato per il saluto fascista. Sotto di lui campeggia il motto “Credere, Obbedire, Combattere”, accompagnato da simboli come il fascio littorio e le insegne della Repubblica romana.
Nel 2011, la Giunta provinciale di Bolzano ha bandito un concorso per trasformare questo rilievo in un “luogo della memoria”. Gli artisti Arnold Holzknecht e Michele Bernardi hanno vinto con un progetto che proiettava sopra l'opera una frase in tre lingue della filosofa e storia di origine ebraica Hannah Arendt (1906-1975): “Nessuno ha il diritto di obbedire”. Questo intervento poetico non ha cancellato il passato, ma lo ha reinterpretato, invitando alla riflessione critica.

 

2. L'affresco di Mario Sironi alla Sapienza di Roma

Nell'Aula Magna dell’Università La Sapienza si trova il grande dipinto murale Italia tra le arti e le scienze (in questo video è possibile ripercorrerne la storia), realizzato nel 1935 da Mario Sironi. Su una superficie di oltre 140 mq, l'opera raffigura l'Italia personificata, circondata da figure allegoriche delle arti e delle scienze.
Sironi inserì diversi simboli fascisti nel murale: l'arco di trionfo e l'aquila, ripresi dall’iconografia imperiale romana, e la scritta “XIV”, che indica l’anno di realizzazione dell’opera con il riferimento al 14° anno dell'era fascista (iniziata, lo ricordiamo, il giorno dopo la marcia su Roma, 29 ottobre 1922).
Durante un restauro del 2017, i simboli fascisti nascosti nel 1950, inclusa l'immagine di Mussolini a cavallo, sono stati riportati alla luce.
Questa decisione ha suscitato polemiche poiché alcuni hanno pensato che ricondurre il mosaico al suo stato originale equivalesse a rilanciare i messaggi ideologici veicolati da quest’opera d’arte.

 

3. L’obelisco del Foro Italico a Roma

Un altro esempio di monumento fascista è l’obelisco del Foro Italico, originariamente Foro Mussolini. Estratto da una cava di marmo di Carrara e trasportato con un'imponente operazione logistica, è alto 19 metri e pesa quasi 300 tonnellate. L'obelisco richiese enormi sforzi per l’estrazione e una grande organizzazione per il trasporto dalla città toscana alla capitale. Si trattava di un blocco perfetto, senza venature, di 19 metri di altezza e con una base quadrata di oltre 2 metri di lato. Il suo peso era di quasi 300 tonnellate. Affinché durante il trasporto non si spaccasse, fu ingabbiato con un cassone di legno e ferro, raggiungendo così un peso vicino alle 400 tonnellate.
Sul monolite campeggia la scritta originale “Mussolini Dux” che, come nel caso precedente, ha suscitato diverse polemiche poiché l’obelisco, ispirato agli obelischi egizi portati a Roma come bottino di guerra, era stato concepito come un simbolo del potere nell’ambito della propaganda fascista.

 

RIFLETTIAMO INSIEME


  1. In relazione all’intervento sulla facciata del Palazzo degli Uffici Finanziari di Bolzano, trovate efficace la scelta di opporre all’ideologia del regime fascista la voce di una grande filosofa ebrea che ha dedicato la sua opera al tema del male nei sistemi totalitari? E che cosa significano secondo voi le parole “Nessuno ha il diritto di obbedire”?

  2. Nell’ipotesi in cui si decidesse di intervenire in modo analogo sull’obelisco del Foro Italico, quale frase proporreste?

  3. Provate a ipotizzare le ragioni per le quali nel 1950 sono stati rimossi i simboli fascisti del murale di Mario Sironi e le ragioni per le quali nel 2017, durante un restauro, sono stati ripristinati.