ONE HEALTH: una visione olistica per una salute unica
di Nicole Ticchi
- Materie coinvolte: Biologia
ONE HEALTH: una visione olistica per una salute unica
Gli è stato dato un nome da relativamente pochi anni, ma questo approccio ha già un compleanno e tante persone nel mondo che sono ben contente di festeggiarlo. Il 3 novembre si celebra, da 8 anni a questa parte, il One Health Day, un’occasione per sensibilizzare cittadini, policy makers e scienziati sull’importanza che le azioni e le politiche umane rivestono nell’influenzare la salute degli animali e dell’ambiente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, sottolinea da anni la necessità di aumentare l’impegno politico e l’azione per investire nell’approccio “One Health” per prevenire e affrontare insieme le minacce per la salute e il benessere degli esseri umani, degli animali, delle piante e dell’ambiente.
Un mondo interconnesso, nel bene e nel male
L’impatto della crisi climatica e del riscaldamento globale sta portando a importanti cambiamenti anche per la salute e, allo stesso tempo, anche l’evoluzione della società e i cambiamenti demografici e sociali pongono importanti sfide in termini di equilibrio tra questi tre comparti. La globalizzazione, inoltre, mai stata nella storia dell’umanità così consistente, ha fatto sì che i movimenti delle persone e la trasmissione di specie animali e di microrganismi diventassero difficile da contenere. La distruzione e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico, infatti, hanno un effetto confermato sulla presenza e sulla distribuzione geografica degli agenti infettivi. Esempi recenti di epidemie o zoonosi particolarmente distruttive (influenza aviaria, coronavirus, Ebola, chikungunya, dengue e Zika) indicano che questa diffusione è stata in molti casi assistita da cambiamenti globali. Alterando la ripartizione degli agenti patogeni, dei loro vettori e dei loro serbatoi, il riscaldamento globale è responsabile, per esempio, della comparsa di nuove malattie nelle latitudini settentrionali che prima non erano mai state colpite.
L’epidemia di Ebola in Africa occidentale del 2018 ricorda, inoltre, che le epidemie non si limitano solo alla circolazione dei virus o alla conoscenza dei principi di contaminazione, ma sono anche fortemente influenzate dalla storia, dai contesti politici, dalle disuguaglianze economiche e fenomeni culturali, nonché dagli strumenti a disposizione per prevenirne la diffusione massiva.
Nella stessa ottica, la globalizzazione del commercio e degli scambi e l’industrializzazione dell’agricoltura, dell’acquacoltura e dell’agroalimentare si sono verificati in un periodo di tempo molto breve, se visualizzati sulla scala evolutiva. Queste tendenze sono responsabili dell’aumento dei movimenti di esseri umani, piante e animali con i relativi agenti infettivi, che sono stati in grado di colonizzare nuovi territori. L’industrializzazione che ha favorito l’allevamento intensivo e le pratiche agricole, ha anche generato stress negli organismi, che a loro volta hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione e attecchimento degli agenti infettivi. Inoltre, questo ha portato ad un uso diffuso e spesso abusivo di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici, che da un lato hanno selezionato resistenza agli insetticidi nelle zanzare che trasmettono agenti patogeni, come la malaria, e dall'altro la resistenza agli antibiotici nei batteri.
Come e perché nasce l’approccio One Health?
Negli ultimi anni, alcune zoonosi, come l’influenza aviaria o le epidemie virali di Ebola e Zika, hanno illustrato questo fatto al mondo intero dimostrando l’interdipendenza tra salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema. Si partiva dal concetto “One Medicine”, che sostiene la necessità di una combinazione tra la medicina umana e la medicina veterinaria in risposta alle zoonosi, ma si è arrivati al concetto più ampio di “One World – One Health”, creato appunto nel 2004. Si parla, finalmente, di salute dell'ecosistema, compreso quello della fauna selvatica, e si tratta di una strategia globale che evidenzia la necessità di un approccio olistico e transdisciplinare che incorpora competenze multisettoriali nella gestione della salute dell’uomo, degli animali e degli ecosistemi.
Quando si considerano i molteplici fattori in gioco e la complessità delle questioni di salute, è palese che questo approccio non può essere disgiunto dalla salute ecologica, “Eco Health”: la salute e il benessere della popolazione umana e animale saranno sempre più difficili da mantenere in un pianeta inquinato, affetto da instabilità sociale e politica e da risorse in continua diminuzione. Ecco perché i policy makers responsabili della sanità e dell'ambiente hanno dichiarato che “l’autorità pubblica condivide la responsabilità comune di salvaguardare l’ambiente globale e di promuovere e proteggere la salute umana da tutti i rischi ambientali in tutto il mondo”.
One Health, Eco Health e resistenza antimicrobica
L’OMS ha stimato che circa 4,9 milioni di decessi ogni anno sono associati alla resistenza antimicrobica (AMR) ed entro il 2050, l’ONU stima che fino a 10 milioni di decessi potrebbero essere causati da superbatteri e forme associate di resistenza antimicrobica, pari al bilancio annuale delle vittime globali del cancro. E’ un’emergenza che, esattamente come nel caso di One Health, richiede una sensibilizzazione a tutti i livelli: nella settimana tra il 18 e il 24 novembre, infatti, si celebra la World AMR Awareness Week, dedicata a iniziative di informazione e alle buone pratiche che ognuno di noi può mettere in campo per ridurre l’impatto della resistenza agli antimicrobici.
Una grande preoccupazione emersa proprio perché il problema è globale, è il rischio di un peggioramento delle disuguaglianze, poiché le reti One Health sono in gran parte situate e dotate di risorse nei paesi ad alto reddito. L’attuale struttura di One Health, fatta di istituzioni, processi, quadri normativi e strumenti giuridici, ha infatti portato a una condizione globale di sicurezza sanitaria che risulta però frammentata e puntiforme. È necessario quindi un approccio più egualitario, e soprattutto non paternalistico o colonialista nel dire ai paesi a basso e medio reddito cosa dovrebbero fare con un approccio dall’alto. Questo spinge ancora di più nel sottolineare che per una salute globale si deve agire in un’ottica di sostenibilità globale, a livello economico, sociale e ambientale, integrando le competenze a livello di formazione, ricerca e politica con una visione a lungo termine.
Attività per la classe
Suggerimento per lo svolgimento a gruppi (può essere svolto anche singolarmente):
- Dividi la classe in gruppi e assegna ad ognuno un argomento tra One Health o AMR
- Chiedi ad ogni gruppo di scegliere un format: post social, video, infografica, breve articolo
- Chiedi ad ogni gruppo di individuare un target cui rivolgere il proprio contenuto: post social, video, infografica
- Chiedi alla classe di esprimere un parere sulla capacità comunicativa degli elaborati
Bibliografia
- The One Health Concept: 10 Years Old and a Long Road Ahead
- Antimicrobial Resistance Death Toll Could Catch Up To Cancer By 2050, And Pollution Is Fuelling Its Spread
- One Health: a call for ecological equity - The Lancet
- Telangana putting in place action plan to tackle antimicrobial resistance | Hyderabad News - Times of India
- Oms: “Investire in azioni ‘One Health’ per una migliore salute delle persone e del pianeta” - Quotidiano Sanità
- Salute a tutti i costi, Nicole Ticchi (Codice Edizioni, 2022)