Gli esseri umani e il clima: una lunga storia

A cura di Roberto Roveda

La complessa convivenza con i cambiamenti climatici

In questi ultimi anni, secondo la maggior parte degli esperti, il nostro Pianeta sta affrontando un repentino cambiamento climatico. Il riscaldamento globale dovuto all’inquinamento e alle alte concentrazioni di gas serra nell’atmosfera costringono sempre più persone a fronteggiare estati torride, eventi atmosferici estremi e periodi di siccità prolungati. Non è la prima volta che gli esseri umani, nella loro lunga storia, devono fare i conti con i cambiamenti del clima. Quello che preoccupa oggi è la rapidità con cui stanno avvenendo mutamenti che nelle occasioni precedenti si sono prolungati per centinaia o anche migliaia di anni.

Per esempio, l’ultima glaciazione, che ricoprì di ghiacci buona parte dell’emisfero boreale, durò da circa 100.000 anni fa fino a 12-10 mila anni fa. Costrinse i nostri antenati a un progressivo adattamento a un clima sempre più rigido. La vita era possibile solo trovando rifugio nelle caverne e avendo a disposizione il fuoco con cui scaldarsi. L’unica fonte di sostentamento in climi tanto rigidi era legata alla caccia. Era praticamente impossibile pensare di potere raccogliere frutti spontanei oppure radici commestibili.

 

La fine della glaciazione e la nascita dell’agricoltura

Alla fine dell’ultima glaciazione il clima divenne progressivamente più mite. I ghiacci si ritirarono verso le regioni più settentrionali dell’emisfero boreale oppure sulle vette delle catene alpine. In zone sempre più vaste divennero disponibili frutti spontanei, bacche e radici. Nel giro di un paio di millenni dall’inizio del cambiamento climatico si realizzarono le condizioni per lo sviluppo dell’agricoltura in molte zone del pianeta: Vicino Oriente, Egitto, Subcontinente indiano, Cina, alcune aree dell’America meridionale. Il clima era così mite che tra il 7000 e il 2000 a.C. anche l’odierno deserto del Sahara presentava corsi d’acqua, zone fertili e pascoli che rendevano possibili l’agricoltura e l’allevamento. A testimoniarci questa realtà che oggi ci appare impossibile sono i disegni presenti nelle pitture rupestri ritrovate in molte zone sahariane.

A partire però dal II millennio a.C. le condizioni climatiche diventarono più aride in tutta la zona africana, nel bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. Nel corso di qualche centinaio di anni, nel Sahara corsi d’acqua e aree verdi lasciarono il posto a oasi sempre più rare. Ancora in epoca romana, però, esistevano città nelle zone che oggi sono totalmente occupate dal deserto.

 

Il clima in età romana e altomedievale

Proprio i Romani, nel corso della loro lunga vicenda storica, dovettero fare i conti con i mutamenti del clima. Nell’area mediterranea il clima arido divenne molto più mite a partire dal VI secolo a.C. Di queste condizioni climatiche favorevoli si giovò appunto Roma, che poté contare per molti secoli su lunghi periodi con condizioni meteorologiche stabili che favorirono lo sviluppo agricolo. In epoca romana divenne possibile coltivare la vite anche in Britannia e gli ulivi erano presenti fino a ridosso dell’arco alpino. Secondo alcuni studiosi Annibale poté superare le Alpi in pieno inverno con il suo esercito proprio potendo contare sulla mitezza delle stagioni invernali nel corso del III secolo a.C.

Quando queste condizioni favorevoli cominciarono a mutare, a partire dal III-IV secolo d.C., l’impero dovette fare i conti con inverni più rigidi, periodi di grandi piogge e gelo che misero in crisi i raccolti agricoli. Il crollo del mondo romano e poi i secoli iniziali del Medioevo furono contrassegnati da un clima meno favorevole all’agricoltura e all’allevamento e questo portò prolungate carestie che incisero profondamente sulle condizioni di vita degli abitanti, soprattutto in Europa occidentale. La ripresa dell’Occidente si ebbe non a caso solo dopo il IX secolo, quando il clima tornò a diventare più mite e i raccolti nei campi divennero più abbondanti, permettendo il sostentamento di una popolazione numericamente maggiore. Simbolo delle rinnovate condizioni climatiche favorevoli furono le spedizioni sempre più verso nord dei Vichinghi che colonizzarono per la prima volta l’Islanda e si spinsero fino alla Groenlandia, all’epoca tanto calda da essere ampiamente coltivata.

 

Il clima e le risorse idriche

Come abbiamo visto ripercorrendo brevemente i mutamenti del clima a partire dall’ultima glaciazione, spesso i cambiamenti hanno inciso sulle fortune o sulla decadenza di popoli o intere civiltà. A volte zone per secoli o millenni fertili e prospere si sono desertificate a causa dell’avvento di un clima più arido, come avvenne nel Sahara a partire dal III millennio. I cambiamenti climatici, infatti, incidono molto spesso sulla maggiore o minore disponibilità di una risorsa fondamentale: l’acqua. Il riscaldamento globale della nostra epoca sta, per esempio, inaridendo vaste zone del Pianeta e rendendo le riserve idriche meno disponibili per le popolazioni di vaste zone dell’Africa, per esempio. E questo in un momento in cui il fabbisogno d’acqua è in costante aumento per la continua crescita della popolazione mondiale e per l’utilizzo sempre più ampio della risorsa idrica per le centrali elettriche e l’industria.

Le cose non erano poi così diverse millenni fa: l’acqua ha sempre condizionato la vita e il benessere della nostra specie. La vasta portata di fiumi come il Tigri e l’Eufrate, unita alle condizioni climatiche particolarmente miti seguite all’ultima glaciazione, favorì lo sviluppo dell’agricoltura in Mesopotamia. Per millenni popoli e imperi si susseguirono in questa zona proprio contendendosi il controllo dei due corsi d’acqua. Anche la Palestina dovette la sua fortuna al suo territorio, reso fertile dalle acque del fiume Giordano. A partire dal I millennio a.C. la zona divenne più arida e la portata del fiume diminuì. Fu proprio un lungo periodo di siccità a spingere gli Ebrei a spostarsi in Egitto e quando tornarono nell’area palestinese dovettero affrontare continue lotte con altri popoli per assicurarsi le risorse idriche del Giordano, sempre più esigue.

Sono questi solo alcuni esempi di come i nostri antenati dovettero costantemente fare i conti con i cambiamenti del clima e le sue conseguenze sull’ambiente e su risorse come l’acqua. A tutti i mutamenti climatici gli esseri umani seppero adattarsi col tempo e al prezzo di grandi fatiche, anche perché furono graduali e spalmati sul lungo periodo. Possiamo dire la stessa cosa di quello che sta avvenendo negli ultimi anni?